Omelette al prosciutto e formaggio, bicchierone di orange juice, tazza di caffè. Aria condizionata a palla.
Simone Giofrè e Fabrizio Frates iniziano così la loro terza giornata alle summer league di Orlando: partite da vedere, nomi da segnare sul taccuino, giocatori da seguire, gente con cui parlare.
Quando sarà il momento di tornare a Varese nelle loro valigie ci saranno gli uomini che dovranno far grande la Cimberio che verrà: guardia, play, pivot. E i sogni dei tifosi passeranno dalle mani di questi tre.
«Le nostre giornate – ci racconta Giofrè in una pausa del suo breakfast – sono piene: con dieci squadre che si sfidano le cose da vedere sono tante, e la testa si riempie subito di informazioni».
E allora, facciamoci raccontare un po’ come funziona: «Il 70 per cento – spiega il ds varesino – dei giocatori impegnati qui non li guardiamo nemmeno, o li guardiamo solo per il nostro piacere personale. È gente che finirà nella Nba, prime o seconde scelte al draft, e per noi sono inarrivabili. È un po’ quello che succede quando si va in qualche discoteca “in”, quelle dove vanno le fotomodelle: le guardi perché sono bellissime, ma non puoi pensare di portarle fuori a cena».
E allora cosa ci si va a fare, in quei locali? «Ci si va perché non ci sono solo fotomodelle: c’è un buon 30 per cento di belle ragazze che sono alla tua portata. Quindi, tornando al basket, abbiamo una rosa di giocatori con i quali possiamo parlare e trattare: gente che ha già giocato in Europa, ragazzi appena usciti dal college, giocatori che l’anno scorso erano in D-Legaue. Ecco: da questo gruppo usciranno i nostri nomi, e di roba buona ce n’è eccome».
La gente freme, vuole nomi, vuole sapere: «Fare dei nomi adesso è impossibile, perché non c’è nessuna trattativa avviata: sto chiedendo informazioni su molti giocatori, al momento la nostra lista è fatta di un centinaio di nomi».
E la sensazione è che ci vorrà del tempo, che bisognerà portare pazienza: «Sarà un mercato molto lungo: perché in Europa ci sono sempre meno soldi eppure sembra che le agenzie internazionali non lo vogliano capire. I prezzi dei giocatori sono ancora altissimi, e secondo me facendo così gli agenti si stanno bruciando un sacco di opportunità e le stanno bruciando ai loro assistiti. Noi siamo qui: aspettiamo, non ci mettiamo le mani nei capelli e lavoriamo. Oggi (ieri negli Usa, ndr) per esempio avremo solo tre partite da andare a vedere, quindi ci sarà un po’ di tempo libero per lavorare come facciamo noi, con i nostri canali».
Intanto a Varese arrivano notizie: belle. «La più bella – dice Giofrè – è quella della firma di Dunston all’Olympiakos. Bella perché mi riempie di orgoglio: non perché l’abbiamo scoperto noi. Orgoglio perché abbiamo avuto modo di conoscere un campione vero, di quelli che raramente si vedono: campione dentro, e non solo sul campo. Orgoglioso perché ha giocato per noi, e ora è arrivato sul tetto d’Europa».
E poi tutte queste conferme, da Sakota a De Nicolao: qui non si smantella, anzi. «Siamo contenti che molti dei giocatori dello scorso anno abbiano deciso di restare, un’estate fa avevamo cambiato tutta la squadra ed eravamo contenti comunque, saremmo stati contenti anche se avessimo dovuto rifare tutto da capo o se fossero rimasti tutti e dieci. Questo perché ogni stagione è diversa da quella che l’ha preceduta: cambiano gli interpreti, resta il progetto e il modo di lavorare. Mi fa piacere, questo sì, che chi è rimasto con noi a Varese lo ha fatto scegliendo razionalmente: con le scelte di cuore o di pancia non si va lontano».
Varese
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