C’erano una volta due aerei, due DC-9 32, costruiti tra ottobre e novembre del 1973 e acquistati dall’Aeronautica Militare. I due aerei, contrassegnati con le sigle MM-62012 e MM-62013 furono utilizzati per il trasporto sanitario e delle personalità. Nella loro storia hanno portato in giro presidenti (Pertini, Scalfaro), un Pontefice () e una coppa del mondo: quella vinta nel 1982 e portata in Italia con un volo di stato giustificato dalla presenza di . L’aereo “Mundial”
è quello con la sigla MM-62013: che ad oggi non esiste più. Perché l’8 febbraio del 1999 l’aereo era parcheggiato all’aeroporto moscovita di Vnukovo: stava attendendo di caricare il Presidente del Consiglio per riportarlo a Roma dopo una visita a Mosca. Il DC-9, senza nessuno a bordo, venne però urtato da un Ilyushin Il-96 in fase di parcheggio che lo danneggiò seriamente alla coda. L’aereo che causa l’incidente non è un aereo normale: si tratta infatti del velivolo presidenziale russo, con a bordo l’allora presidente di ritorno da Amman. In seguito a quell’incidente il premier russo Primakov sdrammatizzò dichiarando «I nostri due paesi sono talmente vicini che anche i nostri aerei hanno sentito il bisogno di incontrarsi», e poi regalò a D’Alema il modellino di un aereo. Ma il piccolo DC-9 restò a terra ferito per non rialzarsi mai più: ripararlo sarebbe costato troppo e venne deciso di smantellarlo in loco.
Quindi, a Volandia che aereo arriverà? L’altro, il suo gemello identico: quello identificato dalla sigla MM-62012. Ceduto nel 2001 dall’Aeronautica Militare alla Boeing nell’ambito dell’operazione che portò all’acquisto dei tanker KC-767A, poi venuto in possesso di Alitalia nel 2007. La compagnia di bandiera lo ha parcheggiato in un hangar di Fiumicino e utilizzato per l’addestramento dei piloti degli MD-80. Nel 2010 questo modello di velivolo esce dalla flotta di Alitalia e dunque non è più idoneo all’addestramento. Non viene demolito per il suo valore storico, e resta parcheggiato nell’hangar numero 5 del Leonardo Da Vinci in attesa di qualcuno che si offrisse per valorizzarlo e ospitarlo. Ecco Volandia quindi, che si porterà a casa l’aereo. Un aereo senza ali (quelle sono già state smantellate) e, soprattutto, un aereo che non è quello che si pensava che fosse.
La risposta di Maroni
La risposta del Museo Volandia
La storia del DC-9 e del suo gemello
L’editoriale del nostro Francesco Caielli