– Partirà oggi con l’udienza preliminare davanti al Gup di Milano il maxi processo contro i presunti spacciatori, italiani e nordafricani, che tra il 2009 e il 2016 rifornivano di sostanza stupefacente, un numero enorme di clienti nella zona dell’Alto Milanese. In particolare i promotori dell’attività di spaccio avevano preso d’assedio le aree boschive di Lainate, trasformandole in veri e propri “Drive In” della droga.
Secondo la ricostruzione della Procura di Milano, rappresentata dal pm , complessivamente la Procura di Milano ha effettuato richieste di rinvio a giudizio per oltre una sessantina di persone. Si tratta soprattutto di nordafricani, ma anche di diversi giovani italiani, residenti tra le province di Milano, Como, Varese e Monza Brianza. Secondo la ricostruzione della Procura di Milano, erano soprattutto i nordafricani ad avere un ruolo di primo piano all’interno della “catena” dello spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare eroina e cocaina. Pare che, viceversa, molti degli italiani coinvolti nella maxi inchiesta si trovassero all’interno di questo meccanismo in una posizione di secondo piano: acquistavano dai marocchini per poi rivendere la sostanza a ulteriori clienti che raggiungevano i boschi dell’Alto Milanese per rifornirsi.
La richiesta di rinvio a giudizio ha interessato anche cittadini della provincia di Varese. Sono due i soggetti varesini. Si tratta di D. D. G. classe 1982 residente a Gorla Minore. Il giovane è finito nei guai per fatti contestati nel mese di ottobre del 2013. Secondo la ricostruzione della Procura di Monza, il 35enne acquistata da un altro spacciatore della cocaina per poi rivenderla a terzi. L’altra richiesta di rinvio a giudizio ha riguardato A. M. classe 1994 residente a Cardano al Campo. Anche lui dovrà rispondere di detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti.
Molto variegata la clientela: si tratta in molti casi di insospettabili, anche liberi professionisti di successo, impiegati e persino giovani mamme. Un esercito di consumatori immortalati dalle indagini compiute dalle forze dell’ordine. Sarebbero, infatti, tanti i soggetti segnalati alle Prefetture di riferimento quali assuntori.