Eugenio Scalfari, non sospettabile di prevenzione verso l’amico Zagrebelsky o di sostegno al non sodale Renzi, ha decretato il primo battuto dal secondo per 2-0 nel match televisivo (arbitro Mentana) sulla riforma costituzionale. Ieri il premier ha raddoppiato il vantaggio. Un altro 2-0. Un gol è venuto da autorete, segnata insieme da Movimento 5 Stelle e Sinistra italiana, che han deciso di ricorrere al Tar perché il quesito referendario sarebbe una truffa. Mah. 1) II quesito riproduce il titolo della legge così
come approvata dopo sei votazioni. 2) In due anni di passaggi parlamentari, non è stato oggetto d’alcun emendamento. Solo adesso appare incompleto, fuorviante, ingannevole. 3) Valutato e ammesso dalla Corte di Cassazione, non poteva che trovare il beneplacito del presidente della Repubblica. Il secondo gol l’ha marcato Roberto Benigni con un’azione solitaria. Dichiarando, a sorpresa: se vince il no, sarà peggio della Brexit. L’attore è favorevole alla riforma, che non toglierà alla Costituzione della Repubblica Italiana l’appellativo di ‘più bella del mondo’ perché i dodici principi fondamentali, che corrispondono ai primi dodici articoli, sono “…inviolabili e intoccabili e nessun referendum potrà mai cambiarli, così come la parte che riguarda i diritti e doveri dei cittadini». Renzi ringrazia. Nonostante gli errori iniziali e i sondaggi ancora avversi, appare più che mai in partita. Grazie (anche) a forti sostegni come quello di Benigni e a deboli mosse come quella dei pentastellati e dei sinistri. Che farebbero meglio, se ne sono capaci, a confutare la “deriva revisionistica” nella sua vera sostanza anziché aggrapparsi a presunti vizi di forma.