«Nemico del banale e portiere nell’anima: questo è Zappino»

Oscar Verderame, preparatore dei portieri e bandiera biancorossa, ci racconta il suo Massimo Zappino

Massimo Zappino è un uomo che ha fatto leggenda. A Varese, la sua vecchia casa, e a Frosinone, la sua attuale. Soprattutto tra i ciociari, perché è stato protagonista di due promozioni storiche. Nel mezzo, tanta gavetta ed un passaggio glorioso per Varese. Perché Massimo Zappino, dove passa lascia il segno. Non è Attila, ma non è nemmeno un portiere come un altro. E chi lo ha conosciuto a Varese, sa bene di cosa parliamo. Classe 1981, animo brasiliano e passaporto italiano. Una stagione da protagonista sotto il Sacro Monte, i suoi guantoni a blindare la difesa meno battuta di tutta la categoria.
E tra coloro che lo hanno conosciuto, chi meglio di Oscar Verderame può spiegarci chi è Massimo Zappino.

È passato tanto tempo, ma è sempre un piacere parlare di lui. È un ragazzo estroverso, davvero una bravissima persona. Poi a lui mi legano dei ricordi stupendi, quelli di una stagione stupenda, sorprendente, emozionante. Fu un grandissimo campionato, finimmo per essere la miglior difesa di tutta la Serie B, non male per una neopromossa. E per un preparatore dei portieri, è sempre un piacere raggiungere risultati del genere. Massimo era la perfetta sintesi della personalità di un portiere, che è tutto fuorché comune. Viveva alla sua maniera, era esuberante, però al sabato era impeccabile.

Se volessimo metterla sotto il profilo tecnico e dell’allenamento, probabilmente gli mancava un po’ di spirito di sacrificio. Ma era comunque sempre presente. Si allenava a modo suo, con ritmi suoi, ma non perché non avesse voglia di fare, ma semplicemente perché nella sua testa, per dare il 100% durante la partita di campionato, doveva risparmiarsi di più in settimana. Una filosofia tutta sua, che infatti funzionava, perché era un ottimo portiere. E soprattutto, si allenava con il sorriso sulle labbra, ed è sempre un bel biglietto da visita rispetto a chi è sempre arrabbiato. Ti aiuta a lavorare meglio.

È vero, ma per esempio Neto Pereira è la dimostrazione dell’esatto opposto. Brasiliano, ma lavoratore infaticabile. Per fortuna, funzionano e funzionavano entrambi i metodi.

Devo essere sincero, no. E per un motivo ben preciso: non mi voglio affezionare in maniera particolare a nessuno. Mi fa piacere se ci si ritrova sui campi di tutta Italia, anche se con qualcuno ho avuto un rapporto che va oltre il campo da calcio. Con Zappino condivido il ricordo di un’annata straordinaria, la migliore difesa della B. E mi basta quello.

Sono passati tanti anni, ma io non dimenticherà mai la sua prestazione contro il Siena di Antonio Conte. Vincemmo per uno a zero, con un gol di Ebagua di tacco. Tutti si ricorderebbero di quella partita per quel gol, ma io sono un portiere e mi ricordo benissimo come giocò Zappino. Fu fenomenale, fece davvero la differenza.

Zappino è caratterialmente forte, è esperto, istintivo. Arriva dal Brasile, ha vissuto un’infanzia diversa da tanti altri calciatori, e questo lo porta ad essere autoritario in campo, ed è sempre stato parecchio istintivo. Poi ha fatto tanta gavetta, anche in Lega Pro.

Mi piaceva molto in uscita. A volte azzardava nelle uscite alte, e gli capitava di sbagliare. Però non ha mai avuto paura di riprovare, anche dopo un errore grossolano. E questo fa la differenza, e faceva capire veramente che personalità avesse.

Elia Bastianoni è un portiere molto diverso da Zappino. Come prima cosa, è più giovane e questo già traccia una linea di demarcazione tra i due. Elia ha tempo per crescere, e forse non ha ancora quel carattere e quella personalità che contraddistinguono Massimo. Per via anche di tutta la gavetta che ha fatto Zappino. Bastianoni è arrivato presto in Serie B, ed è un portiere più completo. Esce meno di Zappino, però quando esce lo fa bene. In generale, preferisce giocarsi le sue carte tra i pali.

Lavorando con la Primavera, mi rendo conto che c’è tantissimo da fare, è quasi una missione. Per i più giovani non deve essere un percorso immediato, devono crescere con i giusti concetti. La voglia non manca, ed a tempo debito arriveranno anche loro a buoni livelli. Avete visto che belle prefazioni ha fatto La Gorga quando è stato chiamato in causa. Ha fatto due anni di esperienza, giusta, con i più grandi. E ha risposto presente alla chiamata.