Mascioni, non si parla più di licenziamenti coatti. Saranno volontarietà e pensionabilità a regolare l’uscita dallo stabilimento dei dipendenti dell’azienda tessile della Valcuvia.
Tirano un sospiro di sollievo i 320 lavoratori della storica azienda tessile di Cuvio che lunedì prossimo saranno chiamati ad esprimersi sul protocollo d’intesa raggiunto ieri pomeriggio dalle parti nella sede Univa di Varese. Le organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e la direzione aziendale della Mascioni assistita dalla nuova proprietà, il fondo spagnolo Phi, sono arrivati a un’ipotesi di accordo messa nero su bianco. Non solo intenzioni, piuttosto un impegno scritto. E’ questo il passo in avanti dopo l’incontro di settimana scorsa che tratteggiava le linee fissate ieri.
Il protocollo siglato ieri pomeriggio, se approvato dalla maggioranza dei dipendenti, accompagnerà il piano industriale aziendale che dovrà essere consegnato al tribunale di Varese entro domenica. Il tribunale dovrà poi decidere se concedere il concordato in continuità all’azienda attualmente in concordato in bianco e, se così sarà, anche gli impegni presi non potranno restare lettera morta.
Insomma un passo in avanti. I 150 esuberi annunciati dal Fondo spagnolo Phi non sono più un numero indiscutibile. Il timore di una procedura di licenziamenti collettivi è sfumato. Si punterà a prepensionamenti e mobilità volontaria per uscire dalla ex fabbrica del Gruppo Zucchi. Le parti hanno convenuto che sarà impiegata la Cassa integrazione straordinaria per 12 mesi dopo l’autorizzazione del tribunale al concordato in continuità, affiancata dalla procedura di mobilità solo per pensionati e volontari, con un’incentivazione economica per questi ultimi che ne faranno richiesta entro giugno del 2016.
E’ stata inoltre decisa la costituzione di una Commissione Paritetica, composta da membri della direzione aziendale, dalle Rsu e da alcuni tecnici del Fondo Phi, per gestire il percorso di implementazione del piano industriale. Non da ultimo, è stata evidenziata la necessità di utilizzare fondi specifici per la riqualificazione del personale anche esternamente all’azienda. Infine saranno coinvolte le istituzioni locali per trovare meccanismi di collocazione nelle aziende del territorio.
Le organizzazioni sindacali chiamano dunque anche la politica,
le istituzioni, a svolgere un ruolo attivo di attenzione al problema. Provincia e Comuni dovranno essere partecipi, attori protagonisti di una partita che non è una semplice vertenza sindacale. Non a caso, durante lo sciopero proclamato in Mascioni, anche i sindaci del territorio si sono presentati davanti ai cancelli dello stabilimento per portare la loro solidarietà e il loro appoggio a una causa comune, di interesse sociale.
«Siamo riusciti a disinnescare il problema e a mettere in fila una serie di strumenti che riduranno l’impatto sociale», commenta , segretario generale della Filctem Cgil di Varese. «Siamo comunque soltanto all’inizio, dobbiamo considerare le situazioni di contesto e i possibili segnali di ripresa. Magari tra un anno potremmo ritrovarci in una situazione positiva».