Per il mercato delle compravendite immobiliari del Varesotto persiste la fase altalenante anche per il primo semestre del 2016 con valori che non lasciano intravedere una svolta. Anche se mancano pochi giorni per tirare le somme che faranno da bilancio della prima parte dell’anno, – varesino e presidente nazionale di Fimaa (Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari) Confcommercio – non si sottrae a restituire il polso della situazione, sia a livello locale che di Paese. «Il settore – dice – continua ad avere un andamento altalenante, con dati di segno opposto ogni trimestre. A reagire bene i mercati delle grandi città come Milano, che rappresentano una attrazione per gli investitori stranieri».
Già nell’anno passato aveva prevalso il segno della discontinuità, con un primo semestre chiuso con il segno positivo e un secondo semestre negativo a livello di quotazioni degli immobili e di compravendite effettuate. «Posso anticipare che per 35 Comuni dell’area di nostro interesse il valore del prezzo degli immobili è calato nei primi sei mesi di quest’anno, contro un aumento dei prezzi nei restanti Comuni». È un primo dato che permette di fare delle considerazioni.
«Per noi, a livello di proiezione, significa che verosimilmente il periodo gennaio giugno si chiuderà con un calo delle compravendite». Si tratta di proiezioni e dati indicativi, ma al di là dei numeri Taverna restituisce la percezione di chi nel settore opera ogni giorno da tempo. «Anche per quest’anno – dice – si continua a oscillare: di tre mesi in tre mesi i risultati sono di segno opposto». Ad andare meglio, dal punto di vista degli operatori immobiliari, sono i centri maggiori come Varese, Saronno, Busto, Gallarate e Luino. «La contrazione maggiore del mercato è quella sui centri più piccoli e meno attraenti dove calano prezzi e transazioni». A giocare un ruolo negativo è l’incertezza sul mercato occupazionale, che non riesce a prevalere sulla presenza di tassi di interesse favorevoli alla stipula del mutuo. «Se fino agli anni ’80 i mutui avevano una durata di 10 o 15 anni – dice Taverna – ora a prevalere sono impegni anche di 30 anni e mutui ancor più lunghi: ma per chi ha una incertezza lavorativa tali impegni sono impensabili». Il nodo dunque resta quello dell’occupazione che fa il paio con la pesantezza della tassazione sulla proprietà immobiliare, il cui peso è triplicato in qualche anno.
Sul fronte nazionale il quadro risulta invece spaccato in due: a far da traino ci sono le grandi città, Milano in tesa. Per il resto invece prevale la situazione di oscillazione ed incertezza che si registra nel Varesotto. «Le grandi città come Milano continuano ad attrarre capitali stranieri che determinano un aumento dei prezzi degli immobili e una vivacità degli scambi – dice Taverna -, ma si tratta di situazioni particolari rispetto a ciò che accade di norma alla domanda interna». Una domanda che oggi fa anche i conti con un patrimonio immobiliare “vecchio” e bisogno di investimenti per il miglioramento energetico che però stentano ad essere messi in campo proprio per la generale situazione di incertezza. «C’è un grande stock di case in classe energetica bassa – dice Taverna – che sarebbero da riqualificare: nonostante gli incentivi ciò non accade, mentre al contrario da domanda spinge proprio verso prodotti innovativi e di classe energetica alta».