13 giugno 2010-13 giugno 2014: la storia continua. Dalla Cremonese al Novara, stesso stadio, stesse lacrime in agguato, stessa follia in palio: il Varese in serie B. Quattro anni fa, non l’avrebbe detto nessuno. Due partite fa, dopo le 7 sconfitte di fila, idem. Finché Nessuno è arrivato davvero: Stefano Bettinelli. Mentre tutti si spremevano il cervello davanti alla tv, sperando in un gol dell’Empoli a Cittadella sette giorni fa, lui ha compiuto un gesto senza eguali: «Vado a mangiare una pizza con mia moglie, esiste solo la mia famiglia: il Varese. Scendo in campo con i miei giocatori, non con gli altri». Noi siamo noi e dipendiamo solo da noi.
Quando Di Roberto è stato sostituito, Bettinelli e la panchina lo hanno accolto applaudendolo e abbracciandolo come non era mai accaduto a nessun altro quest’anno. Come a dire: il Varese non è Pavoletti, Di Roberto, Zecchin o Corti. Non uno, ma tutti. Attaccano lui, reagiamo noi. Se corre Forte, a spingerlo c’è l’urlo di Milan, terzo portiere. Se segna Falcone, sul dischetto ci vanno in venticinque. Non passeggeri: piloti. Il destino e le partite li guidiamo noi. Se perdi giocando, è solo una sconfitta. Se non giochi e perdi, è molto più di una sconfitta.
Il Varese è ai playout perché non ha conquistato nemmeno un punto sui ventuno a disposizione prima di Novara e Siena. E se ne avesse preso solo uno in più, non sarebbe arrivato il Betti. Faremo la guerra al Novara, ma anche il Novara ce la farà. Non conterà la bravura, se mai è servita quest’anno, ma la capacità di non morire. Chi avrà dentro un pizzico di sangue in più dell’avversario, vivrà: l’altro, morirà.
Il dito medio di Beretta, la C di Pesoli, la scritta insultante dei comaschi sul monumento di Borghi, il de profundis di Criscitiello: ci odiano e impazziscono perché il Varese ha dentro qualcosa che non riescono a capire, una voce che non possono zittire. Perché il Varese non vuole essere schiavo, vittima e tappetino di nessuno. Il Varese non si fa comandare, comanda. Venerdì aspettiamo Neto (stagione finita) in curva insieme a mille biancorossi, come fece capitan Lepore nella partita decisiva in C2, e salvezza fu. Il capitano guida il suo esercito nella battaglia finale: dalla balaustra del Piola.
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