Torna l’incubo terrorismo a New York. Quattro poliziotti sono stati aggrediti da un uomo che, brandendo un’ascia, ne ha colpiti due, ferendone uno gravemente.
L’aggressore è poi stato ucciso dagli altri agenti che, sparando, hanno anche centrato una passante.
È la cronaca di una serata di follia nel quartiere del Queens, che ha fatto subito scattare la massima allerta e pensare all’azione di un «lupo solitario», come nei due drammatici episodi accaduti in Canada. L’Fbi, del resto, nelle ultime settimane lo aveva ripetuto più volte: attenzione a possibili attacchi contro poliziotti e soldati, sempre più nel mirino della propaganda jihadista che ha spesso invitato a colpirli con qualunque mezzo. Che sia con un’auto o con un fucile, come accaduto in Canada, oppure con un’accetta, come quella usata da Zale Thompson, il 32enne ucciso nel Queens.
Su di lui si sa poco e le indagini proseguono nel più stretto riserbo. È emerso che aveva precedenti penali in California e che anni fa fu cacciato dalla Us Navy, la marina americana. Gli investigatori si concentrano soprattutto su quanto postato dall’uomo sul suo profilo Facebook, tra cui l’immagine di un combattente islamico e una preghiera scritta in arabo, oltre a frasi che – come hanno spiegano alcuni inquirenti – mostrano «un’inclinazione al razzismo e tendenze estremiste».
La pista jihadista
Ma per il momento verrebbe esclusa la pista jihadista: «La vicenda non è considerata al momento un atto terroristico, in quanto siamo ancora nella fase iniziale delle indagini», aveva subito dichiarato in un comunicato l’Fbi.
E a distanza di quasi 24 ore dai fatti, fonti investigative confermano come non ci sono indicazioni che Thompson fosse un jihadista o che abbia avuto legami con gruppi dell’estremismo islamico.
I «lupi solitari»
Terrorismo o no, la paura per i «lupi solitari» cresce, così come la preoccupazione che si possano moltiplicare gli episodi criminosi messi a segno anche solo per spirito di emulazione, senza un vero e proprio movente legato al fanatismo religioso.
L’allerta a New York, come in tutti gli Stati Uniti, dunque, resta massima, mai così elevata dai tempi degli attentati dell’11 settembre 2001.
Le immagini riprese dalle telecamere di vigilanza sono impressionanti. Si vede l’aggressore che indossa un giaccone verde, prima nascosto dietro la pensilina di una fermata del bus, poi correre agitando l’ascia poco prima di sferrare i suoi colpi contro gli agenti che camminavano su Giamaica Avenue, un’arteria molto trafficata. Uno dei poliziotti, una recluta di 25 anni, è stato colpito alla testa ed è in gravi condizioni.
Un secondo agente è stato ferito ad un braccio. I colleghi hanno subito fatto fuoco freddando l’assalitore e ferendo per sbaglio anche una passante colpita alla schiena, una giovane di 29 anni, portata in ospedale e sottoposta a un delicato intervento. Le sue condizioni sono stazionarie, ma non è ancora fuori pericolo.
Il video canadese
In Canada, intanto, proseguono le polemiche e le indagini per l’attentato di tre giorni fa. La polizia canadese ha diffuso un video di 2 minuti e mezzo che mostra Michael Zehaf-Bibeau mentre corre verso il Parlamento, armato. Dalle immagini sembra che l’aggressore sia sceso da una macchina che, secondo la polizia, proveniva dal National War memorial dove aveva ucciso il soldato Nathan Cirillo. Dalle indagini è anche emerso che durante l’attacco al Parlamento il premier Stephen Harper è rimasto nascosto dentro un armadietto per un quarto d’ora.
Il liceo
Da segnalare, inoltre, negli Usa una sparatoria nella caffetteria di un liceo a nord di Seattle. Uno studente, vittima di bullismo, ha aperto il fuoco colpendo sei persone e uccidendone una. Alla fine si è tolto la vita.
Sul posto sono subito accorsi gli agenti di polizia che hanno evacuato l’istituto e controllato ogni classe per assicurarsi che tutti gli studenti siano potuti fuggire.