– Sarà bello e dolce andare a Cracovia nel nome di Alessandro. Realizzare uno dei tanti sogni che spuntavano come fiori nel suo cuore di ragazzo affacciato alla vita, magari dopo notti insonni ad analizzare un mondo che a quell’età non può essere ancora chiaro, ma con la pura risolutezza di volerlo capire, annusare, esplorare e assaggiare con tutti i sensi disponibili. Sarà bello raggiungere la Polonia a modo suo, quello di un giovanotto che preferiva la scomodità
di una sella alla comodità di un sedile, forse perché se sei nato a Cassano la tua anima tende a farsi guidare da un manubrio sul sentiero della vita. Va bene: un pezzo lo avrebbe fatto in treno, anche perché Cracovia non è esattamente dietro l’angolo; ma una parte consistente del tonnellaggio di chilometri per arrivare alla Giornata mondiale della Gioventù, Sandro aveva intenzione di smaltirlo in sella. E così, probabilmente, riusciranno a fare i suoi amici, grazie all’ennesima gemma che la famiglia del ragazzo cassanese sta facendo nascere nelle ore della sofferenza più profonda.
I suoi genitori hanno chiesto di non spendere soldi per fiori o addobbi, ma che il ricavato delle offerte raccolte durante il funerale (potrebbe essere celebrato domani, ma manca ancora l’ufficialità) servirà a finanziare la partecipazione dei giovani della comunità di Cassano Magnago alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Cracovia nell’estate del 2016: «Alessandro, proprio in questi giorni, stava maturando la decisione di partecipare all’evento – ha scritto ieri la comunità pastorale di San Maurizio su Facebook – E l’iniziativa di Daniela e Davide, insieme alla figlia Serena, potrà essere per tanti ragazzi un’occasione per riflettere sull’opportunità di aderire a questa proposta che stava a cuore anche a lui». C’è un sottile filo nel dramma di un diciottenne che lascia improvvisamente il mondo e coloro che lo adoravano. Un filo su cui cercare l’equilibrio che improvvisamente diventa precario, vacillante: è l’amore nel ricordo, nei piccoli e grandi gesti che mettono ordine nel caos provocato dalle ferite nell’anima. Sabato sera, a Cassano, un’intera comunità si è fermata: nella chiesa di San Giulio, l’unica strutturalmente idonea a contenere una partecipazione numericamente consistente, centinaia di persone si sono radunate per assistere al rosario in memoria di Sandro. Non c’era posto nella navata della chiesa, non c’era posto per parcheggiare le auto, tanto che alcuni hanno dovuto lasciare il proprio veicolo addirittura a due chilometri di distanza dall’edificio sacro. Nel momento del silenzio e della preghiera, la città che ha cullato la breve vita di Alessandro si è stretta intorno ai suoi parenti e ai suoi amici. Già gli amici, quelli che dentro custodiscono e custodiranno l’essenza più fragrante di chi è stato compagno di tante ore spensierate. Ieri alcuni di loro hanno passato la giornata insieme: il dolore e la mancanza riescono a pesare anche un grammo meno se più spalle si cingono una vicino all’altra. E fra gli amici presenti al rosario c’erano anche i due giovani che, insieme ai familiari di Alessandro, in questi giorni stanno trasportando dentro al petto l’angoscia più grande: si tratta dei ragazzi presenti martedì scorso con il diciottenne nell’ex cartiera di Cairate dove è avvenuta la fatale caduta, involontari coprotagonisti del dramma. Nelle ore in cui inevitabilmente la macchina della giustizia si mette in moto per non lasciare nulla d’intentato nella ricostruzione di un fatto mortale, non è né difficile immaginare la disperazione acuta di queste persone, da trattare con il tatto più delicato possibile.
In fondo basterebbe seguire l’esempio di umanità che un giorno dopo l’altro sta elargendo a piene mani la famiglia di Alessandro. Ieri Daniela, Davide e Serena hanno destinato un pensiero a tutto il personale dell’unità operativa di Neurorianimazione dell’Ospedale di Circolo di Varese, «un immenso grazie per la sensibilità con cui ci hanno accolti, accompagnati e sostenuti in questo inaspettato e doloroso percorso. Un ringraziamento particolare e sincero alla dottoressa Rita Mancini». E la famiglia Giani ha anche deciso che in occasione del funerale, nelle panche più prossime all’altare e al loro fianco, ci sia posto per i giovani: gli amici dell’oratorio, i compagni di classe di Alessandro, gli amici della ciclistica che hanno condiviso la sua carriera. Tra di loro siederà probabilmente anche Ivan Basso, idolo di gioventù, esempio sui pedali, eroe di una fatica che aveva come genesi le stessa passione. Ma anche amico. Perché era difficile non esserlo di Alessandro.