Nuovo ospedale, l’avvio dell’accordo di programma in giunta regionale già nel mese di maggio: l’assessore lombardo al welfare , ieri a Busto per un convegno, annuncia che la Regione non pagherà il terreno di Busto Arsizio e che l’area dell’attuale ospedale non servirà per finanziare l’operazione. «Straordinaria opportunità per il territorio, da qualunque parte la si guardi» afferma Gallera, che lancia il concorso di idee per il nome del nuovo polo.
«Sarà un nuovo ospedale, che non va né ad annullare né a sopprimere né a fondere quelli esistenti – chiarisce Gallera, che viene accolto ai Molini Marzoli da uno sparuto gruppo di volantinatori del “comitato del no” – invitiamo la cittadinanza ad individuare un nome che possa essere rappresentativo di tutto il territorio e del sentimento popolare, in una sorta di concorso di idee che lanciamo oggi da qui. Lo vediamo come un piccolo modo per legare questa novità alle comunità, che devono avere la percezione della straordinaria opportunità che si apre e sentirla come propria».
L’assessore Gallera svela anche i prossimi passaggi dell’operazione: «Nell’arco di un paio di settimane approveremo in giunta la delibera dell’accordo di programma con l’indicazione delle aree e delle vocazioni in parte già identificate, come l’emergenza urgenza e l’oncologia».
Di nuovo c’è che il terreno in zona Cascina dei Poveri dovrà essere «ceduto a titolo non oneroso», dato che nel verbale del comitato di pilotaggio è già stato specificato e previsto «che non ci siano oneri a carico della Regione» per l’acquisizione dell’area. D’altra parte, Gallera chiarisce che gli attuali sedimi ospedalieri «non sono legati alla necessità di valorizzazione delle aree per far rientrare (la Regione) dell’investimento».
In soldoni l’operazione, diversamente da quelle del recente passato (vedi Como e Legnano), non si finanzierà con la vendita delle aree degli ospedali esistenti. Sul cui futuro la Regione si conferma «disponibile a condividere tutte le indicazioni che arriveranno dai territori. Da qui a dicembre – quando l’accordo di programma dovrà essere formalizzato – Asst e amministrazioni hanno il tempo per capire cosa di strategico rimarrà nei vecchi ospedali e come riempirli di attività che servono i bisogni di cronicità».