– Non sussiste alcun requisito indiziario per emettere una misura di interdizione nei confronti del giudice del tribunale di Busto Arsizio , indagato dall’inizio di quest’estate dalla Procura di Brescia per “induzione indebita a dare o promettere utilità” in relazione ad alcune sponsorizzazioni ottenute dai fratelli (i due imprenditori e titolari della Gisowatt di Gorla Minore arrestati a maggio di quest’anno per corruzione, ricettazione e altri reati, ndr) per la sua attività sportiva nell’ambito delle corse automobilistiche, oltre che per una società di pallavolo e una canoista.
La decisione del giudice per le indagini preliminari di Brescia è arrivata proprio l’altro ieri dopo che il sostituto procuratore
o Salamone aveva avanzato la richiesta di sospensione del giudice qualche settimana fa. A darne notizia sono i legali del giudice bustocco e , in una nota diffusa ieri pomeriggio. «All’esito dell’interrogatorio del Dr. Chionna, e della compiuta disamina degli atti di indagine presentati dal pm a sostegno della richiesta, con tanto di successiva “nota
integrativa” – si legge nella nota – il gip di Brescia, con argomentata ordinanza in data 25 novembre, ha respinto la richiesta “per difetto del requisito indiziario” valutando“insussistente la prova del reato ascritto”, specificando testualmente che manca qualsivoglia elemento da cui anche solo dedurre che “egli sia mai in effetti intervenuto presso altri magistrati (o polizia giudiziaria, autorità amministrative o chicchessia) per influenzare il corso dei procedimenti penali o amministrativi che direttamente o indirettamente interessano i due imprenditori. Nell’interesse del giudice, si ritiene opportuno rendere nota tale decisione».
Chionna si era subito messo a disposizione dell’autorità giudiziaria bresciana e, non insistendo alcun provvedimento nei suoi confronti, ha chiesta al presidente del tribunale di Busto Arsizio di essere spostato alla sezione civile. I legali di Chionna concludono con un affondo: «La presa visione degli atti di una indagine condotta in modo particolarmente “invasivo”, e che ha letteralmente “scandagliato” l’intera vita privata del Dr. Chionna – si legge nella nota – nonché di alcune ravvisate “anomalie” nella necessaria astensione da ogni attività investigativa da parte di rappresentanti della Procura del medesimo distretto giudiziario dell’indagato, inducono gli scriventi difensori ad augurarsi che per il futuro la vicenda processuale che riguarda il loro assistito rimanga nei giusti binari del codice di rito».