BRENTA La protesta No Tav arriva fin sotto la casa del Senatur, Umberto Bossi. A portarla in provincia di Varese sono gli organizzatori della Festa popolare antileghista, l’attesissimo evento goliardico organizzato a Brenta, nello spazio del “Thqq Brentart”, un’ex filanda che si trova a un tiro di schioppo da Gemonio. Fin dal mattino sono arrivati partecipanti da tutta la provincia: famiglie, giovani e meno giovani che hanno voluto esserci, per curiosità o convinzione. «Abbiamo sentito che in provincia era tempo di fare questa cosa –
hanno spiegato gli organizzatori – La Lega non coglie più consenso, la gente è stanca e ha capito l’imbroglio. Ci siamo cimentati in questa impresa che vuole dare un segno di diversità di questa provincia spesso assimilata al leghismo più becero. Abbiamo trovato uno spazio molto aperto di disponibilità e questa festa lo sta dimostrando. Oggi sta arrivando molta gente che non conosciamo, che è veramente venuta qui per i contenuti».
I contenuti sono appunto quelli tipici dei movimenti antagonisti. Tanti gli striscioni in questa piccola “Pontida al rovescio”: «Maroni, Lega, politici, affaristi di ogni risma, giù le mani dalla Val Susa: firmato No Tav» e «Si, solidarietà, accoglienza, libertà, no a razzismo, sessismo, omofobia». E poi i banchetti informativi con annessa vendita di libri a supporto, per esempio, della Val di Susa e contro i Cie. Stampato anche un volumetto di sessanta pagine dal titolo: «Lega, se la conosci la eviti, se la capisci la combatti», con diversi interventi che spiegano le ragioni di un evento di questo genere da vari punti di vista, urbanistico, sociologico e politico. A margine della festa sono stati predisposti anche giochi della tradizione popolare con scritte in dialetto e tutti dedicati ai bambini, per sottolineare che «la cultura del posto è anche nostra, non solo leghista». Si va dalla “carta nel sidell” al “taca la cua all’asen”.
«Questa è innanzitutto una giornata di festa – concludono gli organizzatori – per stare insieme e recuperare quella vita sul territorio che c’è poco, ed è forse uno dei motivi per cui la Lega inizialmente qui ha avuto successo. Bisogna ricostruire i legami tra le persone, recuperare il senso di appartenenza alle nostre terre, però declinato in maniera diversa, non nella maniera escludente e razzista, dei padroni a casa nostra. Ma in una maniera aperta, perché crediamo che la difesa di un territorio è la difesa di chiunque lo abiti, basta che sia cosciente dei suoi limiti, che sia accogliente e solidale e che non sia una chiusura verso l’esterno». E poi via alla musica, ovviamente popolare.
Alessandro Madron
s.bartolini
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