DOHA Anche quando lo scenario è di modesta rilevanza tecnica, il debutto stagionale degli atleti di punta rappresenta un momento chiave: capisci subito se il progetto è vincente. Noemi Cantele da mercoledì 3 febbraio a venerdì disputa con la sua nuova squadra il Giro del Qatar. Tre tappe pianeggianti disegnate nel deserto attorno a Doha, capitale affacciata sul Golfo Persico: si parte con 103,5 chilometri dal Museo d’arte islamica al sobborgo di Al Khor, sfiorando il circuito motociclistico di Losail.
Saranno le prime verifiche della preparazione invernale, prestando attenzione alla gamba più che al risultato.
Noemi, ha tutta l’aria di essere la stagione della consacrazione e la affronta con una maglia americana.
Mi sono trovata a mio agio nella Columbia: l’ambiente mi piace, si lavora con metodi d’avanguardia e c’è una grandissima professionalità anche nei dettagli secondari. Vengo dalla Bigla, altro top team in cui niente era lasciato al caso. Beh, qui tutto funziona ancora meglio. Noi dobbiamo davvero pensare solo a pedalare, non capita tutti i giorni nel settore femminile. Le condizioni ideali per dare il meglio.
Com’è andato il rodaggio?
L’influenza intestinale che mi ha messa ko a Natale ha un po’ complicato i piani. Nel ritiro di Maiorca abbiamo macinato tanti chilometri, mi è servito perché ero indietro e sono tornata in linea coi programmi. Rispetto a un anno fa sto molto bene e sono pure più magra: ho perso tre chili senza particolari sacrifici.
Anche tra le donne comincia a dominare la tattica, come l’Italia ha splendidamente dimostrato al Mondiale. La Columbia è una corazzata con tante stelle: avete chiarito a tavolino i ruoli interni?
Questo è un team “democratico”, io sono una delle leader e credono in me. È tutto chiaro, partendo da due presupposti non scontati. Primo: conta che vinca la squadra. La Columbia mira a… quasi tutto: dovremo sempre trovarci davanti con buone chances di successo, poi se una compagna centrerà il mio obiettivo andrà bene lo stesso. Secondo: sono la strada e la corsa a stabilire le gerarchie, più dei piani fatti sulla carta.
E quali sono i suoi obiettivi?
Ho calibrato la preparazione per avere due picchi di forma, in primavera e a fine estate. Voglio partire forte, più forte degli altri anni, a Cittiglio e alle classiche del nord di aprile. A maggio-giugno staccherò un po’. In luglio al Giro cercherò le tappe e lavorerò per le compagne che puntano alla maglia rosa. Poi penserò solo al Mondiale.
L’avevamo lasciata raggiante sul podio di Mendrisio.
Quelle medaglie sono un grandissimo risultato e un punto di partenza. A Melbourne sarà un Mondiale singolare. Si correrà più tardi, ai primi di ottobre, laggiù sarà ancora inverno e farà freddo: mi hanno detto che negli stessi giorni del 2009 nevicava. Bisognerà gestire bene l’ambientamento e il fuso orario: andremo in Australia diverso tempo prima.
Cosa dobbiamo aspettarci in Qatar?
Non è la mia corsa: in squadra ci sono velociste e passiste, le aiuterò. Magari, come l’anno passato, entrerò in una fuga, ma senza ambizioni di classifica. Sono qui per fare un altro passo avanti nella condizione e per ritrovare il clima agonistico.
e.romano
© riproduzione riservata