«La Roma di Renzi è uguale a quella degli altri. Casaleggio? Noi non siamo come i Cinque Stelle: prima c’è la libertà, poi l’onestà». Il presidente federale del Carroccio dà lezione, intervenendo a Gornate Olona dal balcone della nuova sede della Lega che riunisce tre Comuni del Seprio (Gornate, appunto, con Castiglione Olona e Castelseprio, tutti a guida leghista).
C’era un parterre delle grandi occasioni: con Bossi, il governatore , il vicesegretario federale, il segretario della Lega Lombarda, il senatore . A dimostrazione che, come sottolinea Maroni, «la Lega è viva, è immortale. Esserci, con i militanti, come tanti anni fa, fa la differenza».
Riverito da tutti, il padre fondatore della Lega Bossi è apparso in gran forma e ha menato fendenti come faceva ai bei tempi nei suoi comizi.
Parlando anche del “guru” del Movimento Cinque Stelle, che conosceva e che ha omaggiato partecipando al suo funerale, in giorni in cui molti osservatori hanno fatto parallelismi con la Lega di Bossi: «Non siamo come i Cinque Stelle – l’analisi del “vecchio Capo” lumbard – è vero, hanno cambiato il modo di comunicare,
attraverso internet come noi con i gazebo. Ma l’onestà per noi viene fatalmente dopo il primo valore, che è la libertà. Glielo ho detto anche a Casaleggio quando l’ho conosciuto. Il M5S inverte gli addendi e il conto non torna. Questa la vera differenza: noi mettiamo prima la libertà, poi l’onestà. Perché al Nord l’imprenditore che paga fino all’ultimo dà i soldi ad uno Stato che poi li usa contro di lui».
Il tema di “Roma Ladrona” è sempre valido, per l’ex “Senatur”: «Il referendum? Si dovrebbe fare quello per l’autonomia della Lombardia e del Veneto. Il Nord paga 100 miliardi di euro residuo fiscale, e ha voglia il povero Maroni a dire di fare questo o quello, senza soldi – la lezione di Umberto Bossi – la Roma di Renzi è come la Roma di altri che c’erano prima, non è cambiato niente. Nemmeno sotto l’oppressione spagnola il Nord pagava così tante tasse. Oggi non siamo alla peste manzoniana, ma quasi: quanta gente si suicida, quanta gente è in difficoltà». Insomma, il compito della Lega non cambia: «I numeri sbugiardano Renzi: è solo un peso, chiacchiera e fa danni – spiega l’Umberto – quello maggiore sono le pensioni, che Renzi taglierà ancora, ma anche l’esenzione dai contributi previdenziali, così poi l’Inps non ha i soldi per pagare le pensioni. Altro che sinistra dalla parte dei più deboli…».
Ma il presidente federale del Carroccio ne ha anche per la magistratura: «Tutte cose politiche. Alle inchieste in Regione Lombardia, non ci ho mai creduto fin dall’inizio. Anche quello che è accaduto a me, sono tutte balle, e porterò le prove in tribunale per dimostrare che è un accanimento politico».
E per il “vecchio Capo” sono applausi. E attestati di stima, come quello di Roberto Maroni, a 32 anni dalla fondazione della Lega Lombarda a Varese: «La grande intuizione di questo uomo geniale dimostra quanto sia ancora viva e forte, e quanto futuro abbiamo davanti».
Passato, presente e futuro si incrociano, come ammette Paolo Grimoldi, numero uno della Lega Lombarda: «La gaffe sull’apertura del Gottardo – citata ironicamente anche dal segretario provinciale – dà la dimensione delle “palle” galattiche che inventa il “casciaball” di palazzo Chigi. La partita non si gioca nel 2018, ma tra oggi e ottobre, per mandare a casa un governo che ci porta solo tasse, clandestini e palle galattiche».