SOMMA LOMBARDO A undici anni dalla scomparsa di Chiara Marino, la giovane di Corsico assassinata insieme a Fabio Tollis dalle Bestie di Satana la sera del 18 gennaio 1998, al dolore dei familiari si aggiunge la beffa di un isolamento totale da parte delle istituzioni. «Lo Stato ci ha abbandonati, lasciandoci soli con il nostro dolore. Dopo tutto quello che abbiamo passato non abbiamo ancora visto un centesimo del risarcimento decretato dal giudice, nonostante siano stati definiti tutti i gradi di giudizio, Cassazione compresa». Quella di Pasqualina Marino, la mamma di Chiara, è uno sfogo.
Cinque anni fa il ritrovamento della giovane nei boschi di Somma Lombardo, brutalmente uccisa e sepolta sotto due metri di terra, poco distante dalla chiesa della Madonna della Ghianda, al confine con Arsago Seprio. Una telefonata, con cui la ragazza comunicava ai genitori di rimanere fuori a cena con i suoi amici, e poi il silenzio, un vuoto durato sei anni, fino a quando le indagini condotte dal procuratore capo Antonio Pizzi e dal pm Tiziano Masini non hanno riportato a galla la tragica verità.
«Fino a quel terribile 28 maggio 2004, ho sperato che Chiara tornasse a casa con le sue gambe; mai avevo voluto prendere in considerazione l’idea che fosse morta. Per tutto quel tempo i suoi amici hanno cercato di convincermi che fosse scappata per una fuga d’amore con Fabio Tollis, ma io a quella versione dei fatti non ho mai creduto», ricordato la signora Marino.
«Da quando venne ritrovato il suo corpo e per tutta la durata del processo io e mio marito – denuncia adesso la madre di Chiara – non abbiamo avuto alcun tipo di sostegno: né uno psicologo, né un assistente sociale, niente. In questi anni abbiamo speso tutti i nostri risparmi per pagare le pratiche legali e ora siamo pieni di debiti che iniziano a farsi sentire: lo Stato ci deve aiutare».
A causa della vicenda che li ha visti coinvolti, i coniugi Marino si sono ammalati, anche gravemente: «Mio marito è già stato colpito da due ictus, io sono invece stata operata per una brutta malattia. E’ una situazione difficilissima, della quale non vediamo la via d’uscita. La provvisionale disposta dal giudice come risarcimento iniziale doveva essere immediatamente esecutiva, invece ad oggi non abbiamo ricevuto nulla».
Daniele Pizzi
s.bartolini
© riproduzione riservata