Bruxelles, 19 nov. (Apcom) – Il vertice straordinario dedicato alle nuove nomine di vertice dell’Ue si è concluso, stasera a Bruxelles, senza inoltrarsi nella temuta maratona negoziale notturna, e con un risultato positivo, anche se discutibile: da una parte l’assegnazione, abbastanza prevedibile, della presidenza ‘stabile’ del Consiglio europeo al premier belga Herman Van Rompuy; dall’altra, la designazione alquanto sorprendente della britannica Catherine Ashton quale Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione.
E’ un indubbio successo per il presidente di turno, il premier svedese Fredrik Reinfeldt, che fino a pochi giorni fa sembrava aver di fronte una fatica di Sisifo per mettere d’accordo i suoi colleghi. Invece, le due nomine sono state fatte all’unanimità. Ma il profilo dell’Europa non ne è uscito rafforzato come intendeva chi ha elaborato il Trattato di Lisbona.
Van Rompuy corrisponde pienamente al ‘profilo’ che i capi di Stato e di governo avevano deciso già da tempo per il nuovo presidente del Consiglio europeo: grande mediatore, abile e infaticabile nella costruzione di compromessi e nella ricerca del consenso, capace di mettere da parte le proprie posizioni personali per farsi portavoce delle decisioni collegiali, e in più dotato di un acuto senso dello humour e dell’auto ironia, che lo rende simpatico ai colleghi capi di governo e apprezzatissimo dalla stampa. Non farà mai ombra a un Sarkozy o a una Merkel.
E somiglia anche, ironia della sorte (una circostanza che lui sicuramente apprezzerà) all’omino calvo, con gli occhiali tondi e la valigetta che rappresenta sempre l’Ue nei disegni di Plantu, il vignettista di ‘Le Monde’. “Non ho fatto alcuna mossa per sollecitare questa funzione, ma a partire da stasera l’accetto con convinzione e con entusiasmo”, ha detto il premier Belga alla fine del vertice, leggendo un discorso che evidentemente si era preparato da qualche tempo. E quando un cronista ha chiesto se ora finalmente sapremo quale numero dovrà chiamare Washington per parlare con l’Ue, ha risposto con una delle sue battute folgoranti: “Sto aspettando con ansia la prima telefonata”.
Che la nomina di Catherine Ashton fosse invece inaspettata lo ha detto lei stessa, sempre nella conferenza stampa alla fine del vertice, quando si è scusata per non avere un testo scritto come Van Rompuy. Qualche cronista ha provato a metterla in imbarazzo, citando la sua scarsa esperienza di livello ministeriale e la poca dimestichezza con gli Affari esteri. Lei si è difesa rivendicando di aver condotto nell’ultimo anno alcuni negoziati minori (con la Corea, la Cina e gli Usa) come commissario Ue al Commercio,
e chiedendo di essere “giudicata sui fatti”. Ma è chiaro che deve il posto soprattuto alla pessima conduzione dei negoziati da parte dei capi di governo del Pse, che non sono riusciti ad esprimere un candidato migliore, e al fatto di essere britannica e donna. Non proprio il miglior viatico per quello che doveva essere il ‘ministro degli Esteri’ dell’Ue, capace di trattare da pari a pari con i grandi della Terra.
L’ha difesa anche il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, contento come una pasqua per avere ora, come vicepresidente, un suo ex commissario con cui difficilmente potranno sorgere contrasti. Anche se, dietro di lei, si muoverà il potente Foreign Office; c’è da sperare, almeno in questo caso, non in contrasto con gli interessi dell’Unione.
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