LAVENA PONTE TRESA Buone notizie per i frontalieri. Dopo il franco record, che garantisce loro uno stipendio più consistente, arriva anche la “detassazione”. Lo ha deciso il Tribunale Federale Elvetico, sulla base delle norme previste dai trattati bilaterali firmati dalla Svizzera con la Comunità Europea. Cambierà così il sistema attuale che prevede un’imposta alla fonte, prelevata dal datore di lavoro applicando delle aliquote che già tengono conto delle diverse deduzioni in misura forfetaria. Si tratta di un’imposizione
definitiva, nel senso che il frontaliere, diversamente dal cittadino svizzero, non ha diritto ad una successiva procedura di tassazione ordinaria, nella quale potrebbe far valere eventuali ulteriori costi deducibili. Con la sentenza si apre invece la possibilità di ottenere le deduzioni per i contributi versati per la previdenza assicurativa, i premi assicurativi e per i figli a carico, nonché i versamenti al coniuge separato o divorziato. In pratica i lavoratori varesotti impiegati in Ticino pagheranno meno tasse.
Due, però, sono le conseguenze di questo “alleggerimento” delle trattenute: minori entrate nelle casse del Canton Ticino e anche meno ristorni per i comuni italiani di confine con la Svizzera. Ma non solo. Perché fronte alla riduzione degli incassi per il Ticino il sindacato Cristiano-sociale teme infatti che la Svizzera chieda la revisione del trattato sulla doppia imposizione firmato nel 1974, proponendo una riduzione della percentuale attualmente in vigore per i ristorni in Italia dei 44 mila lavoratori, 20mila dei quali vareostti, pari il 39,5% (per l’Austria siamo al 12,5). Timori anche per alcuni sindaci di confine che puntano sui ristorni per realizzare importanti opere e servizi. «Una loro contrazione andrebbe ad aggiungersi – spiegano preoccupati – a quella dei trasferimenti dello Stato e ci penalizzerebbe ulteriormente». Non la pensa così Pietro Roncoroni, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’Acif, l’Associazione dei comuni italiani di frontiera. «Sono soddisfatto perché questo è un ulteriore passo avanti verso l’equiparazione effettiva tra i lavoratori svizzeri e i frontalieri – evidenzia -. E al contrario di alcuni miei colleghi non sono preoccupato per la contrazione dei ristorni. Perché credo che i Comuni debbano essere al servizio dei cittadini. Così ben venga che l’imposizione fiscale sia più equa. Anche a fronte di una contrazione delle nostre entrate». Quanto al rischio di riduzione, non solo effettiva, ma anche percentuale dei ristorni Roncoroni mette però le mani avanti. «Si è sempre fatto un gran vociare – conclude – anche nei giorni dello scudo. Ma tutti sanno che la quota percentuale è regolata da un accordo bilaterale che non può essere messo in discussione».
b.melazzini
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