– Frana di Cerro di Laveno: la Procura chiede l’archiviazione del fascicolo. Le indagini non hanno rilevato responsabilità penali nel drammatico smottamento che nel novembre 2014 uccise due persone: , di 70 anni, e , la nipote di 16 anni. Si è tratto di una “tragica fatalità”.
Su quel terreno non erano mai state fatte perizie accurate: non era possibile prevedere quello che accadde nella notte tra il 13 e il 14 novembre di due anni fa quando un’onda
di fango e massi si staccò investendo l’abitazione di via Reno dove le due vittime riposavano. In casa c’erano altre tre persone: la moglie di Levati, la madre di Alessandra e il suo compagno, il figlio di Levati. I tre erano in soggiorno a guardare la televisione: lo smottamento ha investito la zona notte della villetta dove Levati e Alessandra riposavano. Erano appena andati a dormire. La camera da letto dei coniugi Levati fu riempita da due metri di fango, Alessandra fu schiacciata da un masso: i vigili del fuoco lavorarono tutta la notte, scavando con le mani per estrarre i corpi delle due vittime sperando di trovare nonno e nipote ancora vivi. La Procura di Varese aprì un’indagine per disastro colposo: il fascicolo era contro ignoti. Furono ordinate accurate perizie idrogeologiche e l’area venne messa in sicurezza.
L’inchiesta non ha riscontrato eventuali responsabilità penali. Ma il pubblico ministero , che ha coordinato le indagini, ha però inviato tutti gli atti al Comune di Laveno Mombello. «La Procura – spiega il sindaco di Laveno – ci ha inviato una nota nella quale quella particolare collina viene identificata come “fragile”. E ci ha inviato anche la perizia idrogeologica che evidenzia tutte le problematiche del terreno». Un terreno che non drena acqua, un terreno argilloso e cedevole, soggetto ad infiltrazioni. Un terreno sul quale, nelle attuali condizioni, non è possibile costruire in sicurezza.
La volontà della Procura è chiara: in assenza di perizie accurate (i terreni sono tra l’altro in carico a privati) antecedenti lo smottamento, era impossibile prevedere cosa sarebbe accaduto. Adesso, invece, no. Di quegli atti l’amministrazione dovrà tenere conto nelle proprie determine. Il Comune si è immediatamente attivato: «Abbiamo subito segnalato a Regione Lombardia le valutazioni dell’autorità giudiziaria – spiega Ielmini – al fine di poter individuare un percorso comune che possa finanziare la messa in sicurezza dell’area». Ielmini ha anche sottolineato come gli interventi realizzati, sempre dai privati proprietari dei terreni, per evitare cedimenti si siano “drammaticamente rivelati insufficienti”. In assenza di opposizioni il fascicolo, penale, andrà archiviato. Penalmente nessuno è responsabile della morte di Giorgio Levati e della nipote Alessandra. Ma il monito dell’autorità giudiziaria è chiarissimo: la situazione adesso è nota. Occorrono dei provvedimenti.
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