È rientrata poche ore fa in Italia , la nonna paterna del piccolo , 5 anni, “rapito” dalla madre lo scorso agosto a Varese. Sottratto alla sorveglianza dell’assistente sociale con uno stratagemma e portato in Russia, a Chelyabinsk, città natale della mamma, una hostess di 42 anni, e rintracciato soltanto pochi giorni fa dai nonni italiani che dallo scorso agosto non hanno mai smesso di cercarlo.
Nonna Ornella è volata in Russia tre giorni fa, per vedere il nipotino e portargli un regalo di Natale: il tribunale dei minori di Torino ha affidato a lei e al marito il piccolo. «Non me lo hanno voluto far vedere. La madre e i genitori si sono rifiutati di farmelo abbracciare anche soltanto per pochi secondi», aveva spiegato la donna. Il ritorno in Italia è stata la sola soluzione: «le autorità mi hanno detto che sino a quando anche la magistratura russa non avrà vagliato il caso, non mi sarà consentito incontrarlo».
Ornella ha già precisato che il viaggio in Russia non era per riportare a Mornago il bimbo: «sapevo di non poterlo fare, volevo soltanto vedere come stava. Riabbracciarlo».
E adesso Ornella e il marito si preparano a un’altra battaglia legale. «Tramite la Farnesina – spiega Ornella – è stato nominato un legale russo che ci rappresenterà in tribunale». La magistratura italiana ha ritenuto di affidare Cristian ai nonni paterni ritenendo la decisione la migliore da prendere nell’esclusivo interesse del minore.
Ora tocca «al tribunale russo – spiega Ornella – qui non si tratta di una gara tra chi è più bravo. Non è una battaglia per contendersi il bambino. Si tratta di decidere cosa sia meglio per Cristian. Ed è tutto ciò che a noi interessa. Andremo avanti nell’esclusivo interesse di nostro nipote». Il bimbo era già stato affidato temporaneamente ai nonni paterni prima del rapimento. In base alle disposizioni del tribunale dei minore la madre poteva vederlo ma esclusivamente in presenza di un assistente sociale.
«Poteva vederlo e la decisione era temporanea – racconta Ornella – ci sarebbe stato un percorso da compiere che avremmo potuto fare insieme. Cristian è stato rapito, la madre ha violato norme e regole. Per mesi di mio nipote non ho più saputo nulla. Non sapevo dove fosse, non sapevo se stesse bene. In questa situazione non ci siamo voluti mettere noi. Se dobbiamo affrontare un tribunale russo lo faremo. Per Cristian. Spero che la decisione arrivi entro due mesi»