Non solo “bionda” alla Poretti Prodotti che girano il mondo

Nello stesso momento in cui si varca il cancello dello stabilimento della Poretti – passato nel 2001 totalmente a proprietà di Carlsberg – inizia un viaggio nel tempo, nell’arte e nel gusto.

La prima cosa che affascina è il rapporto con la natura: gli impianti sono stati costruiti a due passi dalla Fontana degli ammalati, dove sgorga l’acqua che viene prelevata per diventare birra (oggi ne servono quattro litri e mezzo per fare un litro di birra, cinquant’anni fa 15).

A quella stessa fonte si abbeverò Angelo Poretti nel 1876, capendo che per lui quell’acqua sarebbe stata il futuro. Prima di quel giorno, Poretti aveva lavorato come ferroviere in Austria e in Boemia. Lì si innamorò di una donna – che diventerà sua moglie – e della birra. Lo stabilimento in Valganna, costruito con poche lire all’epoca, coronò i suoi sogni e la sua birra contribuì a creare il gusto degli Italiani, che se devono scegliere “una bionda” la vogliono tedesca e non inglese.

Camminare nella birreria significa fare un viaggio sensoriale, tra profumi come quello del malto; rumori come lo scorrere regolare delle bottiglie sui nastri (ne vengono prodotte 35 mila all’ora per ognuna delle due linee); suggestioni, come stare sotto ai grandi silos che contengono la birra in varie fasi della lavorazione.

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