«Non volevo ammazzarlo» Ma la procura non gli crede

«Non volevo ammazzarlo, non volevo ammazzarlo». L’ha ripetuto come un mantra durante le cinque ore di interrogatorio davanti al pubblico ministero Sabrina Ditaranto.

Maurizio Ammendola, assistito dall’avvocato , ha continuato a sostenere che «è stato un incidente». L’uomo ha ammesso di essere ubriaco, ha ammesso che anche Bonetti era ubriaco, ha spiegato che aveva quella pistola in mano perché si stava accalorando in una discussione. «Non stavamo litigando, stavamo parlando. Non avevo alcun motivo per sparargli».

Nessuna lite, quindi, pare che Ammendola si stesse ancora vantando dell’arma e che i due, tra i vari discorsi, avevano affrontato anche quello più odioso: la situazione collegata al camping. La sentenza di condanna a carico del cda della Sette Laghi, lo sgombero imminente. Entrambi erano d’accordo nel non arrendersi. E c’era quell’arma che volteggiava nell’aria e quel colpo partito accidentalmente.

La procura però deve verificare ogni cosa. Una Glock non ha sicura: prima deve essere armata facendo scorrere il carrello del caricatore. Poi con il colpo in canna è necessario premere con forza sul grilletto per esplodere un colpo che avrebbe colpito la vittima da pochi centimetri di stanza alla tempia quasi che quella pistola gli fosse stata puntata alla testa. Per scherzo?

Il pubblico ministero ieri ha ascoltato per quasi cinque ore anche la compagna dell’omicida. La donna, arrivata poco dopo le 13 ha lasciato il tribunale intorno alle 18. Sul contenuto del suo interrogatorio è calato il segreto istruttorio.

La donna non era presente al momento dello sparo, ma certamente può aver spiegato i rapporti tra Bonetti e il convivente. E poi ci sono quei minuti successivi all’omicidio durante i quali lei disarma il compagno, mostrandosi «estremamente coraggiosa. Poteva sparare anche lei», commenta il fratello in attesa che la ragazza lasci la procura, e lo accompagna in questura. Durante quegli attimi di gelo Ammendola non ha proferito parola sull’accaduto. Almeno questo quanto la ragazza ha riferito. Lei è poi uscita dalla procura: «Libera – commenta il fratello non nascondendo la disapprovazione per quella storia tormentata – E speriamo che riesca a rifarsi una vita».

Ammendola sarà interrogato domani in mattinata dal gip in sede di udienza di convalida in procura a Varese. n S. Car.

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