Rimane in carcere Abdelmlek Abdelhak, il tunisino che ha cercato di dare fuoco alla moglie appiccando un incendio nel loro appartamento in via del Carro a Samarate.
Il giudice, ieri mattina, ha infatti convalidato l’arresto e ha emesso una ordinanza di custodia cautelare all’interno del carcere di Busto Arsizio dove l’uomo si trova agli arresti dalla giornata di giovedì 18 agosto.
Le indagini condotte dai carabinieri di Busto, coordinati dal sostituto procuratore Nicola Rossato, proseguono. Tanti ancora i punti da chiarire alla luce di quanto dichiarato dall’imputato durante l’interrogatorio, avvenuto sempre nella mattinata di ieri.
I reati a lui contestati sono di tentato omicidio nei confronti di convivente, figlio minore e suocero, maltrattamenti in famiglia (3 episodi), incendio doloso e resistenza durante l’arresto a pubblico ufficiale.
Abdelhak, però, ha contestato alcune delle accuse che gli sono state mosse: «Il mio assistito ha escluso la resistenza a pubblico ufficiale durante l’arresto e i maltrattamenti in famiglia – spiega il suo legale, William Tenace – Ha parlato di normali litigi, come accade in tutte le famiglie. Ha spiegato che c’è stato qualche episodio di discussioni più accese durante i quali lui ha alzato le mani e ha anche ammesso che lui e la moglie litigavano molto più spesso in questo ultimo periodo». Ha, invece, ammesso l’utilizzo saltuario di sostanze stupefacenti.
Il tunisino, sentito la prima volta dal legale assegnatogli d’ufficio, aveva infatti negato di essere sotto l’effetto di droghe al momento dell’incendio appiccato in casa giovedì scorso. L’uomo ha, inoltre, nuovamente negato che la sua intenzione fosse quella di uccidere la moglie: «Continua a ripetere che non voleva nuocere a nessuno e che non era nelle sue intenzioni compiere un omicidio. Ha raccontato di aver tentato di suicidarsi in passato, sostenendo che anche l’incendio appiccato è stato un tentativo di suicidio. La moglie, nella sua deposizione, ha confermato che il convivente aveva un atteggiamento paranoico».
Abdelhak, infatti, sostiene di non essi accorto della gravità della situazione finché le tende, fatte di materiale sintetico, sono andate in fiamme: «Ha anche sostenuto di aver chiesto lui al suocero di chiamare i Carabinieri, facendosi consegnare poi i cellulari per verificare che la chiamata fosse stata effettuata».