ANGERA Hanno trascorso diverse notti al riparo tra le mura di una camera di albergo, rifocillandosi al frigobar come se nulla fosse. E poi, dopo una settimana di soggiorno, al momento di pagare il conto si sono dileguati nel nulla, dicendo che sarebbero tornati con i soldi prelevati da un vicino bancomat. Sarà il carovita crescente, saranno i morsi della crisi che si fa sentire sul bilancio familiare, ma sta di fatto che di quella coppia di anziani si sono perse le tracce e ai titolari della locanda di Capronno ad Angera,
che hanno subito la truffa, non è rimasto altro da fare che prenderla con filosofia: «Più che una truffa – ironizza il locandiere – mi sembra una comica. Alla fine, quando hanno deciso di andarsene abbiamo tirato un sospiro di sollievo sperando di non avere più a che fare con persone di questo genere. E speriamo che nessun altro collega si imbatta in questi individui».
E già, sembra quasi una comica, una storia surreale ispirata da uno dei tanti film del grande Totò, il principe della risata. Magari avranno poca voglia di ridere i malcapitati albergatori al pensiero del conto da circa seicento euro non pagato, ma per il resto la trama della vicenda è davvero grottesca. Così settimana scorsa è successo che la coppia di anziani, circa sessant’anni lui, qualche anno in più lei, ha raggiunto la locanda, una pregevolissima struttura immersa nel verde di Capronno, per chiedere di trascorrervi alcune notti. Avevano raccontato al gestore una scusa banale per giustificare una loro permanenza prolungata: «Mi hanno detto – dice – che avevano la casa in ristrutturazione».
Insomma la truffa era scattata e la tecnica adottata è stata probabilmente la riproposizione di altri raggiri messi già a segno, forse dalla stessa coppia di anziani, sempre sulle sponde del lago Maggiore. Perché i due hanno forse fatto scuola già su quelle sponde piemontesi del Ticino che risultano essere, dai documenti presentati alla locanda, loro terra di provenienza. Come nella migliore tradizione cinematografica del raggiro, la storia è andata avanti senza sussulti per diversi giorni. «Avevo intuito – dice l’esercente – che qualcosa non andava. Avevo capito che non ci avrebbero pagato e così alla fine li abbiamo costretti ad andare via, dicendo che la camera serviva per qualcuno altro». Ma no, i due anziani, sempre con i modi garbati, rassicuravano e garantivano sulle loro intenzioni. Così fino all’ultimo giorno. Alla locanda ancora aspettano, ma nel frattempo si sono rivolti ai carabinieri ai quali è stata sporta denuncia.
b.melazzini
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