Bruxelles, 16 mar. (TMNews) – L’Italia è uno dei quattro paesi dell’Ue a più alto rischio sismico (terremoti oltre i 7 gradi della scala Richter), e dovrà rispettare quindi criteri di sicurezza più rigorosi degli altri se davvero tornerà a costruire centrali nucleari nel proprio territorio.
Secondo una lista su cui lavora la Commissione europea, e che è stata fornita ad Apcom da una fonte di Bruxelles, gli altri tre paesi sono il Portogallo, la Grecia e la Romania (i terremoti più forti nel 1975, 1903 e 1977, rispettivamente). Portogallo e Grecia, come l’Italia attualmente, non hanno centrali nucleari. Dai quattro solo la Romania produce energia atomica (due reattori, a Cernavoda).
Nel dibattito sul giro di vite che ora si vuol dare alla sicurezza nucleare e sui parametri degli ‘stress test’ (test di resistenza) che verranno effettuati sulle centrali atomiche nell’Ue – secondo una decisione non ancora presa formalmente ma data ormai per scontata – uno dei più rilevanti sarà naturalmente quello della resistenza degli impianti a terremoti e maremoti, di intensità simile a quelli che hanno messo in ginocchio il Giappone e scatenato il rischio nucleare.
In Italia, i terremoti con magnitudo superiore ai 6 gradi della scala Richter, che hanno fatto molti danni e vittime nella Penisola dall’inizio del secolo scorso a oggi, sono almeno sette, fra cui il più devastante di tutti è stato quello di Messina e Reggio Calabria (1908), seguito da un vero e proprio tsunami con onde fino a 13 metri, e con circa 120.000 morti. Una tragedia che dovrebbero ricordare coloro che dicono che in Europa non sono possibili catastrofi come quella giapponese. Prima dell’Aquila (2009), ci sono stati poi i terremoti di due terremoti dell’Irpinia (nel 1980 e nel 1930, con 2.570 e 1.400 morti rispettivamente) quello del Friuli (1976), con 989 vittime, quello del Belice (1968) con 236 morti e quello di Avezzano (1915) con 32.610 morti.
D’altra parte, già oggi la costruzione di ogni nuovo reattore deve essere notificata alla Commissione europea, che indirizza ‘raccomandazioni’ su eventuali modifiche da apportare ai progetti, se sono considerate necessarie a garantire un alto livello di sicurezza: già in queste procedure si tiene ampiamente conto del rischio sismico, oltre che, dopo l’11 settembre 2001, dei rischi di attentati terroristici e attacchi aerei.
Bruxelles ha chiesto, ad esempio un severo ‘upgrade’ dei dispositivi di sicurezza previsti nella centrale rumena di Cernavoda, per tener conto del fatto che è situata in una zona sismica, dopo la notifica da parte di Bucarest del progetto di costruire sul sito due nuovi reattori. La Commissione chiede anche di prevedere dispositivi di protezione della centrale che le permettano di resistere a un incidente aereo, e persino a un attacco missilistico.
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