Bruxelles, 17 giu. (Apcom) – Nessuna guerra santa contro la Nutella, lo assicura l’Ue. Ma qualunque alimento, se promette benefici nutrizionali, deve dimostrarlo. Il portavoce del commissario europeo alla Salute e protezione dei consumatori, John Dalli, ha precisato oggi a Bruxelles che le norme Ue sull’etichettatura alimentare (in via di ridefinizione), così come quelle sulle indicazioni nutrizionali e salutistiche (approvate nel 2006 e già in vigore, ma con una parte ‘tecnica’ ancora da completare) non hanno l’obiettivo di vietare certi prodotti, o la loro pubblicità, né quello di imporre al pubblico cosa debba o non debba mangiare (o bere). Mirano solo a informare correttamente i consumatori sugli alimenti che acquistano.
“Noi non diciamo che un alimento è buono o cattivo, ma solo che le indicazioni di benefici nutrizionali e salutistici promesse dalla pubblicità o riportate sulle etichette dei prodotti alimentari possono essere contestate e devono essere provate scientificamente”, ha detto il portavoce, Frédéric Vincent, parlando con alcuni cronisti italiani. “Il nostro fine – ha spiegato ancora il portavoce – è informare correttamente i consumatori: non dire loro cosa mangiare e cosa no, ma spiegare che cosa c’è in quello che mangiano”.
Ieri, dopo un controverso voto del Parlamento europeo sulla nuova normativa per l’etichettatura degli alimenti, si è parlato di misure europee restrittive della pubblicità dei prodotti dolciari e persino dell’imposizione di avvertenze allarmanti per gli effetti del consumo di prodotti come la Nutella sulla salute, sul modello di quelle riportate sulle scatole di sigarette.
A causare l’allarme della Ferrero è stata la bocciatura per un solo voto, da parte dell’Europarlamento, di un emendamento che avrebbe rimesso in discussione una normativa già in vigore nell’Ue, riguardante le indicazioni e benefici nutrizionali dei prodotti alimentari (si tratta del regolamento Ce n. 1924/2006 del 20 dicembre 2006). L’industria alimentare osteggia in particolare le disposizioni del regolamento relative ai cosiddetti ‘profili nutrizionali’, che
indicherebbero, in pratica, i parametri perché un prodotto possa dirsi dieteticamente equilibrato (perché non ha quantità eccessive di grassi, zuccheri o sale).
I ‘profili nutrizionali’ non sono ancora in vigore perché non sono state ancora decise dai cvomitati tecnici Ue le ‘soglie’ dei nutrienti che formano il ‘profilo’ di ogni prodotto. Ed è su queste decisioni, ancora da prendere, che stanno infuriando le polemiche, perché molte imprese temono di ritrovarsi i propri prodotti stigmatizzati da un eventuale mancata corrispondenza con i ‘profili’, che a questo punto le lobby alimentari preferirebbero abolire del tutto.
Loc
© riproduzione riservata