La Battaglia di Waterloo combattuta il 18 giugno 1815 segna la fine politica di Napoleone. Inviato in esilio nell’isola di Sant’Elena, vi morirà nel 1821.
Il 26 febbraio 1815 Napoleone abbandona l’isola d’Elba. Sbarca sulle coste francesi nel mese di marzo e in marcia trionfale si dirige a Parigi, nel frattempo abbandonata da Luigi XVIII (fratello del re ghigliottinato) mentre tanti tra i soldati borbonici disertano per confluire nell’esercito napoleonico.
Il ritorno di Napoleone ha luogo mentre si svolge il Congresso di Vienna che si affretta, il 13 marzo, a dichiararlo “fuorilegge”.
Il 25 marzo, Inghilterra, Prussia, Russia e Austria si riuniscono nella Settima coalizione. Ad essa in seguito aderiscono altre nazioni, impegnandosi militarmente a deporre una volta per tutte Napoleone.
Napoleone, invece di cercare consenso fra le masse popolari, che forse gli consentirebbero di arginare con più decisione i dissidi interni e la minaccia esterna, cerca l’appoggio dei notabili, non comprendendo che essi mirano soprattutto a garantire la propria sopravvivenza, non quella del regime napoleonico.
Il 18 giugno 1815 nelle campagne di Waterloo, in Belgio, la forza militare francese affronta la coalizione dell’esercito prussiano e di quello inglese guidata dal duca Arthur Wellington e dal maresciallo Gebhard Leberecht von Blücher.
La battaglia di Waterloo si risolve in una carneficina e si conclude con la sconfitta dei francesi. La battaglia di Waterloo è l’ultima battaglia di Napoleone.
Sconfitto e deluso, Napoleone, che sperava in un salvacondotto (non concessogli) per riparare in America, il 15 luglio si consegna agli inglesi. È confinato in una remota isola dell’Atlantico, Sant’Elena, dove muore sei anni dopo.