– Tanto pubblico. Tanto bel pubblico. Quello che si emoziona, che affolla il percorso di gara, che si sporge sulla strada a battere le mani per incoraggiare i corridori, una nuvola di luce e di vento che correva per tagliare il traguardo della novantasettesima edizione della Tre Valli Varesina.
Come ogni anno, la Tre Valli è prima di tutto una festa. C’erano i bambini, quelli che quando passa il giro si mettono a correre sul marciapiede per inseguire le bici, chiedendo una borraccia in regalo. E c’erano le “vecchie glorie”, come Dino Zandegù, professionista dal 1963 al 1972, che ha vinto un Giro delle Fiandre, sei tappe al Giro d’Italia, ma che alle Tre Valli è sempre arrivato secondo, dietro al vincitore. Zandegù ieri è
venuto a Varese da Milano per rivivere le stesse emozioni di sempre: «Ho fatto un giro di ricognizione per Varese – racconta – devo dire che questa corsa ogni anno è meglio. Bravi gli organizzatori. Alle Tre Valli si respira l’entusiasmo di una coppa del mondo. È una di quelle gare che fa svegliare anche i pigri, persone che escono di casa e vanno sulle strade per vedere i corridori. Per me, poi, questa è una corsa speciale perché non ho mai vinto, ma sono sempre arrivato secondo».
La maggior parte delle persone ha atteso il passare dei ciclisti in via Sacco e piazza Monte Grappa. Ma il tifo è stato caloroso anche nei quartieri. Come a Bobbiate, dove veder passare i ciclisti è praticamente una tradizione e intere famiglie aspettano il giro affacciate ai balconi. Nell’aria risuona l’audio dei televisori sintonizzati sulla diretta video.
Tra il pubblico c’erano i cicloamatori. Come Ferdinando Valli, conosciuto perché membro del Club 600, che ieri mattina è partito da Laveno in bici per arrivare a Varese a vedere la corsa. Tanti chilometri, che il giorno della gara però non pesano per niente. «La Tre Valli è un buon pretesto, per un pensionato, per fare un po’ di sport» dice Valli. E c’erano i tifosi mordi e fuggi, quelli che hanno trascorso la pausa pranzo in città con un panino in una mano e gli occhi puntati sul percorso, più per sentire l’aria di festa che per interesse ciclistico.
La corsa è stata emozionante fin dai primi giri. La velocità dei ciclisti non ha strabiliato solo i cittadini, ma anche da chi di due ruote se ne intende, come il giudice di gara Fabrizio Zanzottera che a qualche giro dal traguardo puntava sulla vittoria di Gianni Moscon. O come Claudio Aldegheri, titolare dei negozi da “Moreno dove tutto costa meno” e sponsor di gare e del settore giovanile, che prevedeva una vittoria di un uomo del team Amore e Vita.
Ad affollarsi sulle strade c’era chi si nutre di pane e ciclismo, come Bruno Passera, padre di Camilla e Alberto Passera, due ciclisti di buon livello della nostra provincia: «Mi ha colpito il pubblico e l’entusiasmo. Del resto, l’elenco dei partecipanti contava dei nomi davvero validi (come, per esempio, Vincenzo Nibali)».
Il percorso è stato presidiato da decine e decine di volontari della società Binda che, instancabilmente, hanno fornito informazioni ai passanti e controllato che nessuno invadesse il percorso. «Credo che siamo almeno cento ad esserci messi a disposizione per il buon svolgimento della gara – spiega Fortunato Tripodi, 68 anni, volontario e socio della Gs San Pietro – Se sono qui oggi è per la passione della bicicletta che, per un autotrasportatore come me che sta tante ore seduto, ha sempre significato la libertà».
Il ciclismo appassiona anche gli stranieri. In piazza della Libertà, per esempio, c’erano alcuni ragazzi africani che per la prima volta hanno assistito alla gara: «Siamo qui da tre anni – raccontano – ma questa gara non l’avevamo mai vista. È davvero emozionante. Coinvolge e ci aiuta a capire di più l’anima gioiosa e competitiva di questa città. La gente, in una giornata come oggi, sembra urlare di essere fiera di abitare a Varese».