Serve passare da un’altra sconfitta per capire quanto sia bella questa Varese. Per capire quanto lo spettacolo di unità, caparbietà, personalità, agonismo e generosità ispirato da Attilio Caja e dipinto dai suoi uomini sia un regalo che va al di là di due punti persi o conquistati. Questo insuccesso verrà recuperato, prima o poi, e i conti torneranno in quello che è sempre stato, rimane e rimarrà l’unico obiettivo stagionale di questa squadra: la salvezza. In merito ci mettiamo la mano sul fuoco. Il cuore e l’impegno, le due parole che riassumono meglio le caratteristiche annotate poc’anzi, sono invece un pane da mangiare subito. E per il quale ringraziare.
Si potrebbe riassumere così il match di Santo Stefano nel quale la Virtus Bologna ha espugnato il PalA2A per 85-90 dopo un tempo supplementare. Una gara che entra nell’anima per un’incertezza durata 44 minuti, per la combattività di entrambe le squadre e soprattutto per la prestazione offerta dai padroni di casa.
Rimaneggiati (senza Waller fin dalla lunga vigilia e all’ultimo senza Hollis, rimasto ai box per un’influenza intestinale fulminante) Ferrero e compagni hanno tenuto egregiamente testa a una Segafredo (a sua volta senza il play Lafayette: con un roster di 9 “titolari”, però, è un’assenza che pesa indubbiamente meno…) guidata da un Alessandro Gentile in stato di grazia: 32 punti (record in carriera) e 12 su 17 da due punti.
Lo hanno fatto partendo da una difesa grintosa, attenta, mobile, intelligente (raddoppi pensati, rotazioni puntuali, recuperi) e partecipata da ogni “reduce” dell’Artiglio, una difesa che ha fatto sudare ogni canestro al talento degli avversari. E lo hanno fatto con un attacco magari modesto nella percentuale di innato e al solito non sempre preciso nelle esecuzioni, ma di certo giudizioso, generoso quanto la retroguardia e capace – come una sinfonia – di contare su più strumenti: una guida spirituale, che risponde al nome di un Giancarlo Ferrero praticamente perfetto (17 punti: “high in carrier” eguagliato in Serie A) in un serata nella quale dare l’esempio era fondamentale (ma il capitano ormai non sorprende più…), un “go to guy” per elezione come Stan Okoye (18 punti, tanti errori da 3 punti – 7, 3/10 – ma anche tante responsabilità prese), un uomo di sostanza come Cain (14 e 9 rimbalzi) e un mattoncino di tutti gli altri.
Compreso Wells, capace di portare con una tripla la partita al supplementare, al termine di un percorso personale segnato dalle consuete pause (13 punti, 4 assist e alcune scelte sbagliate): un epilogo naturale per una contesa senza padrone (massimo vantaggio bianconero il 4-11 del 5’, biancorosso il 57-51 del 31’). Qui, una Varese ormai ridotta ai minimi termini per le uscite dal campo – causa raggiunto limite di falli – di Ferrero e Okoye –
è stata matata dalle giocate (alcune incredibili) di Ale Gentile e di Aradori, ma anche dagli episodi. Il primo: un passi di Tambone sul contropiede del possibile +4 (infrazione sacrosanta – il giocatore fa effettivamente 4 passi – ma involontaria e forse non così influente). Il secondo, ben più grave: il pasticcio degli ufficiali di campo a 1’16” dalla fine, sull’81-83. Varese ha palla in mano e inizia l’azione d’attacco, ma il timer dei 24” resta fermo per circa 4” e poi viene fatto ripartire senza che l’errore venga segnalato agli arbitri e il gioco di conseguenza fermato. Nessuno si accorge dell’inghippo: l’azione prosegue e Wells viene stoppato da Slaughter con 5” ancora sul cronometro dei 24” (che, senza il temporaneo blocco, avrebbe invece già finito la propria corsa…). Gli arbitri assegnano la rimessa ai biancorossi, ma vengono allertati dalla panchina della Virtus e vanno a controllare all’istant replay: dopo una lunga consultazione la decisione viene cambiata e la palla ritorna agli ospiti. Con Varese, la quale con i riferimenti temporali corretti sul tabellone dei 24” avrebbe attaccato in maniera diversa e che a quel punto chiedeva solo di poter giocare i 5” rimanenti, incolpevole, cornuta e mazziata. Per tutto questo il direttore generale della società Claudio Coldebella ha presentato ricorso direttamente nel referto arbitrale a fine gara, ma le possibilità che lo stesso venga accolto sono praticamente nulle.