CAVARIA CON PREMEZZO Vent’anni di carcere ad Andrea Vecchia, il mandante dell’omicidio di Giuseppe Monterosso, avvenuto nel maggio scorso a Cavaria dove la vittima gestiva un’azienda di autotrasporti. Alessio Contrino, il “pentito” che ha collaborato alle indagini dopo essersi costituito è stato invece condannato a 18 anni: è considerato l’esecutore materiale del delitto.
La sentenza è stata pronunciata ieri dal gup milanese Simone Luerti; per Vecchia il pm della Dda di Milano Giuseppe D’Amico aveva chiesto l’ergastolo.
Vecchia è considerato il boss di un clan affiliato a Cosa nostra attivo tra Como e Varese: la faida che ha portato all’omicidio di Monterosso a sua volta «affiliato alla famiglia di cosa nostra dei Sommatino», come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, sarebbe maturata in un contesto di criminalità organizzata. Secondo il gup, l’omicidio sarebbe scaturito da una rivalità tra concorrenti in affari. Vecchia, così come Monterosso, si occupa di autotrasporti. Monterosso avrebbe ordinato l’incendio di alcuni camion appartenenti al concorrente che si sarebbe vendicato ordinando l’esecuzione di Monterosso.
Sempre ieri è stato condannato a 4 anni anche Antonio Contrera, accusato di aver procurato l’arma utilizzata per l’omicidio, mentre Raffaele Gigliotti e Paolo Albanese hanno patteggiato condanne a 2 anni e 4 mesi. Prosciolti dall’accusa di omicidio Calogero Palombo, Giuseppe Luparello e Gaetano Ribisi, rinviati a giudizio solo per il trasporto delle armi utilizzate per il delitto. Assolti Giuseppe Volpe e Fabrizio Messina.
e.romano
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