CAVARIA CON PREMEZZO Sarebbe stato il “pentimento” di uno dei due partecipanti all’omicidio di Giuseppe Monterosso, consumatosi nel pomeriggio dello scorso 6 maggio a Cavaria, a mettere gli inquirenti sulla pista giusta che ha portato all’arresto di 4 persone. Consentendo, tra l’altro, di prevenire altri attacchi letali: dopo gli arresti, gli agenti della squadra mobile di Varese e Como hanno infatti eseguito numerose perquisizioni in entrambe le province sequestrando armi e munizioni (almeno sei pistole tra le quali ci sarebbe anche quella utilizzata per l’omicidio di Monterosso) che sarebbero state destinate all’esecuzione di altri eventuali regolamenti di conti.
A presentarsi in questura a Como nella tarda serata di venerdì sarebbe stato l’autista alla guida del fuoristrada utilizzato dai killer di Monterosso per raggiungere il deposito di camion della società di autotrasporti della quale Monterosso era titolare. L’uomo, in stato confusionale e spaventato, avrebbe confessato: avrebbe detto di aver portato il killer a destinazione in quella via Monte Rosa di Cavaria dove la vittima è stata freddata. Di più: l’uomo avrebbe anche indicato come persona pesantemente coinvolta nella sparatoria che ha ucciso Monterosso Andrea Vecchia, residente ad Albiolo (Como) e titolare a sua volta di un’azienda di autotrasporti, la Euro Trasporti, che nei confronti di Monterosso avrebbe avuto pesanti motivi di astio e propositi di vendetta.
Nel novembre 2008 due motrici della Euro Trasporti vennero date alle fiamme mentre erano custodite nel deposito di Albiolo con danni per 300 mila euro. Il mandante dello scempio sarebbe stato proprio Monterosso. Fermati i primi due presunti coinvolti nell’omicidio, gli inquirenti, dopo aver ascoltato la coppia autista-killer nella notte, alla presenza in questura a Como del sostituto titolare di Busto Silvia Isidori, che coordina le indagini, gli agenti avrebbero fermato altre due persone. Persone legate alla criminalità
organizzata di stampo mafioso (così come in passato lo era stato Monterosso e parebbe anche Vecchia): una residente nel Comasco e l’altra giunta qualche tempo fa dalla Sicilia per curare determinati “affari”. E il ritrovamento di parecchie armi e munizioni ha convinto gli inquirenti ad approfondire ulteriormente gli “affari” in questione. Una delle ipotesi al vaglio, infatti, è che l’omicidio di Monterosso potrebbe non essere stato l’unico nei piani del gruppo, ben armato e pronto a colpire. Non è chiaro se ci fossero già degli obiettivi: il sospetto è che, in ogni caso, si stavano programmando altri crimini. Le analisi balistiche sulle armi ritrovate potrebbero rivelare se le armi stesse siano state utilizzate per compiere altri delitti.
b.melazzini
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