Omicidio di Jerago, parla Borile: «L’ho ammazzato per difendermi»

«È stato lui ad aggredirmi, è entrato in camera, aveva un coltello con cui mi ha colpito alla gamba. Ho avuto paura e mi sono difeso».Avrebbe ucciso per legittima difesa. È questa la spiegazione data da , 60 anni, l’uomo di Jerago che martedì pomeriggio ha ammazzato con numerosi fendenti al torace il cognato, di 64 anni.

Ieri pomeriggio durante l’interrogatorio davanti al Pm di Busto, , che sta coordinando le indagini, Borile ha confermato il racconto reso ai carabinieri subito dopo l’omicidio del fratello della moglie. «Lui sostiene – dice , l’avvocato di Gallarate che lo sta difendendo – che si tratta di legittima difesa. Prima di sbilanciarci aspettiamo la perizia del medico legale e la conclusione delle indagini da parte degli investigatori, ma non ho ragione per non credere alle sue parole.

Dopo quello che è successo, si è subito costituito. È stato lui a chiamare i soccorsi e i carabinieri. È stato lui a consegnarsi, ma ripeto: per avere conferma della sua ricostruzione aspettiamo i riscontri del medico legale e la chiusura delle indagini». Borile ha riconfermato la versione di martedì pomeriggio. Si trovava in camera da letto a guardare la Tv mangiando un panino. Si era isolato dal cognato che si era indispettito ancora di più. I due erano da soli in casa, nell’abitazione al secondo piano della palazzina di via XX Settembre.

Borile avrebbe raccontato di essersi allontanato dal cognato per evitare che la situazione potesse degenerare. Pare fossero in corso ennesimi screzi, dispetti reciproci molto frequenti nella loro quotidianità. A Crespi, pensionato, non andava giù che il cognato fosse disoccupato: la convivenza era sempre più difficile. Ogni motivo era buono per litigare. È accaduto anche martedì pomeriggio: la televisione si è trasformata in motivo di tensione. Stando al racconto di Borile, Crespi avrebbe fatto irruzione in camera brandendo il coltello da cucina. Lo avrebbe ferito a una coscia, poi Borile gli avrebbe strappato il coltello infliggendogli almeno una ventina di coltellate, alcune delle quali si sono rivelate letali.

Dalla confessione di Borile è emerso un quadro di povertà e di tensione continua. Lui stesso avrebbe fornito più di un racconto rispetto a episodi di litigi e screzi insistiti avvenuti tra le mura domestiche. In questo senso una conferma potrebbe arrivare anche dal cellulare, sottoposto a sequestro dalla Procura di Busto. Cellulare contenente messaggi in cui verrebbero menzionati episodi singolari, che confermerebbero i rapporti tesi tra i due. In paese circola la voce secondo cui, per fare un dispetto all’altro, dopo l’ennesimo litigio sarebbe stato messo fuori uso il quadro elettrico della casa solo per il piacere di non far vedere la Tv all’altro. Ma gli episodi di insofferenza sarebbero numerosi. Oggi sarà dato l’incarico per l’esame autoptico: nelle prossime ore il Gip lo interrogherà per la convalida dell’arresto.

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