Omicidio di Sharon: Sangare si “scusa” prima di uccidere, il paese chiede giustizia

Moussa Sangare, reo confesso dell'omicidio di Sharon Verzeni, avrebbe “chiesto scusa” prima di colpirla mortalmente; l'avvocato della famiglia Verzeni respinge l'ipotesi di raptus, sottolineando la premeditazione del gesto

L’omicidio di Sharon Verzeni a Terno d’Isola continua a scuotere l’opinione pubblica mentre emergono nuovi dettagli sul crimine. Moussa Sangare, reo confesso del delitto, avrebbe prima chiesto scusa alla vittima e poi inferto una coltellata al petto, seguita da altre tre alla schiena. La violenza, avvenuta il 27 luglio, ha scioccato la comunità locale, soprattutto per l’apparente freddezza con cui l’assassino avrebbe avvertito Sharon prima di compiere l’atto fatale. Sangare, attualmente detenuto nel carcere di Bergamo, sarà interrogato domani mattina alle 9 dal pm Emanuele Marchisio e dalla procuratrice facente funzioni Maria Cristina Rota. I magistrati hanno chiesto la convalida del fermo, accusando Sangare di omicidio con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi.

L’avvocato Luigi Scudieri, legale della famiglia Verzeni, ha voluto chiarire alcuni punti in una nota ufficiale, esprimendo indignazione per la possibilità che l’atto venga considerato un raptus improvviso. Secondo l’avvocato Scudieri, sebbene si sia discusso di ”scatto d’ira” e “assenza di premeditazione,” è cruciale ricordare che Sangare è uscito di casa armato di quattro coltelli e ha minacciato altre due persone prima di uccidere Sharon. Scudieri ha anche esortato i due giovani minacciati a farsi avanti e testimoniare. Riguardo alle speculazioni sulla salute mentale di Sangare, l’avvocato ha espresso dubbi, ritenendo sorprendente che si parli di “verosimile incapacità” così presto, prima che le indagini siano state completate.

Nel frattempo, Terno d’Isola cerca di ritrovare una parvenza di normalità. In via Castegnate, il luogo dove Sharon è stata brutalmente uccisa, continuano a comparire fiori e biglietti. Un cartello con la scritta “Giustizia è fatta” è stato affisso sul luogo del delitto, sotto il quale è stata posta una composizione floreale con rose bianche, presumibilmente da Sergio Ruocco, il compagno di Sharon, che ha voluto onorare la memoria della sua compagna in modo discreto ma significativo. Tra i messaggi lasciati dai cittadini, uno in particolare riflette lo sgomento generale: “Come si può fare una cosa del genere?”. Questo quesito risuona come un grido di dolore e un monito, con la speranza condivisa che la morte di Sharon possa servire a sensibilizzare la società e a evitare futuri episodi di violenza così efferata.