Roma, 7 dic. (TMNews) – La Procura di Roma deve tornare a indagare sulla morte di Samuele Donatoni, l’agente dei Nocs ucciso il 17 ottobre del 1997 a Riofreddo mentre era in corso un conflitto a fuoco con i rapitori dell’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini. Il gip Massimo Battistini ha respinto una richiesta di archiviazione presentata nel 2008 dall’allora procuratore aggiunto Franco Ionta e ribadita oggi in udienza da Pietro Saviotti, ed ha disposto che per altri sei mesi si approfondiscano gli accertamenti per chiarire, in modo definitivo, che cosa sia avvenuto quella sera sull’autostrada A24, nei pressi di Riofreddo.
Il giudice, con una ordinanza di 5 pagine, ha disposto l’acquisizione delle sentenze passate in giudicato per i sequestratori di Soffiantini e tutti gli atti compiuti dalla procura di Avezzano in relazione alle deposizioni di alcuni poliziotti che si sarebbero trovati accanto a Donatoni quando l’agente dei Nocs venne colpito. In udienza, oggi, erano presenti la mamma e il fratello di Donatoni, rappresentati dagli avvocati Armando Macrillò e Giulia Dragoni. La tesi del cosiddetto ‘fuoco amico’ è stata affermata dalla IV corte d’assise di Roma che aveva assolto il bandito Giovanni Farina dall’accusa di concorso nell’omicidio volontario.
In base all’originaria accusa l’omicidio Donatoni era da attribuire a Mario Moro, uno dei carcerieri dell’imprenditore di Manerbio. Il malvivente è poi morto in un conflitto a fuoco con la polizia. Dopo la sentenza della corte presieduta dal giudice Mario Almerighi e la conferma in Cassazione, l’agente Stefano Miscali è finito sotto inchiesta per omicidio colposo, l’agente Claudio Sorrentino, il comandante di quella operazione Claudio Clemente, l’ispettore Vittorio Filipponi e l’assistente capo della polizia in servizio presso i Nocs Nello Simone per falsa testimonianza. (Segue)
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