Ancona, 22 apr. (TMNews) – Novità che potrebbe portare a una svolta nel caso dell’omicidio di Carmela Rea. Gli inquirenti hanno trovato una seconda sim-card della ragazza, a casa tra i suoi vestiti, di cui il marito non era a conoscenza. E, da quanto emerge dall’esame autoptico condotto ieri dall’anotomopatologo Adriano Tagliabracci, alcuni colpi sarebbero stati inferti sul cadavere a morte già sopraggiunta. A questo punto prende sempre più corpo l’ipotesi del delitto passionale, mentre pare indebolirsi la pista del serial killer. La Rea sarebbe stata uccisa d’impeto e senza premeditazione: è stata percossa fino a sfigurarle il volto, ma non ci sono segni di violenza sessuale.
Gli investigatori continuano a indagare sulle conoscenze della donna e sulla misteriosa telefonata arrivata il 20 aprile, il giorno dopo la scomparsa, alle forze dell’ordine per segnalare il corpo, telefonata partita da Teramo. Il cadavere è stato trasportato nel luogo del ritrovamento in un secondo momento e l’uccisione sarebbe avvenuta almeno otto ore dopo la scomparsa in un altro luogo. C’è un provvedimento avviato contro ignoti per omicidio e le procure di Teramo e Ascoli Piceno hanno a disposizione solo la testimonianza del marito della Rea, Salvatore Parolisi, presente al momento della scomparsa.
Sotto analisi anche il liquido rinvenuto nella siringa che era infilzata sul cadavere all’altezza del seno e la ferita sulla coscia destra che ricorderebbe vagamente uina svastica. La donna, morta per dissanguamento a seguito di 35 coltellate inferti dal suo assassino su tutto il corpo, con particolare accanimento sul tronco e sulla gola, era sparita da Colle San Marco, nell’ascolano, durante una passeggiata con il marito e la figlia. Aveva detto di dover andare in bagno nel vicino chiosco, dove però non è mai arrivata.
Xan/Cro
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