Se il fine ultimo di una manifestazione sportiva, al netto della classica e scontata filosofia applicabile alla bisogna, è la ricerca della vittoria e del superamento dei propri limiti, la presentazione di Openjobmetis Varese- Banco di Sardegna Sassari (stasera ore 20.45 al Palawhirlpool, in diretta su Sky Sport 2) è presto fatta: per chi giocherà con la maglia biancorossa, il cimento avrà i connotati dell’impresa. Lo dice l’etichetta applicata agli avversari di turno, al netto di un inizio con qualche sconfitta di troppo anche sotto il cielo isolano.
Davanti ci sono i campioni d’Italia, c’è un gruppo che ha mutato pelle dopo le vittorie ma che non appare meno temibile di quello che nel 2015 ha dominato. Spiegazione: nel basket il brocardo “squadra che vince non si cambia” non ha ragioni economiche e di opportunità per valere. La nuova avventura guidata da Meo Sacchetti è quindi ripartita con tanti nomi diversi ma con la medesima consapevolezza: costruire per arrivare fino in fondo, perché il materiale tecnico da assemblare è sempre di prima qualità e la mano in panchina ha ormai un imprinting tanto scontato quanto difficilmente arrestabile. Davanti alle folate della Dinamo ci sarà una Varese che ha l’esigenza di guardare prima a se stessa che altrove.
I due punti sudati contro Pesaro hanno regalato alla compagine di Paolo Moretti quel pizzico di consapevolezza indispensabile a proseguire nel difficile cammino, falcidiato da infortuni, mancanze, poca identità. Per la terza volta consecutiva la Openjobmetis giocherà senza una guardia titolare. Per la terza volta consecutiva quelli che oggi saranno i padroni di casa faranno a meno di due elementi che erano stati presentati come i cardini estivi della squadra. Per la terza volta consecutiva i biancorossi si affideranno quasi solo a Roko Ukic e alla sua classe,
corroborata da un’altra settimana di allenamenti senza intoppi per lui e per il resto della squadra. Sarà dura e lo dicono i confronti diretti. Il playmaker di Spalato se la vedrà con MarQuez Haynes, uno capace di mettere tanti punti alla bisogna senza farsi troppo pregare. Cavaliero incrocerà la “bandiera” David Logan, sinonimo di intelligenza e di leadership. Si saluterà il ritorno di Christian Eyenga, l’albatros che vola per il campo e sulle cui tracce verrà messo Thompson: ma a preoccupare del “3” in maglia Varese è la produzione offensiva, non la capacità di tenere in difesa.
Faye se la vedrà con Brenton Petway, non un facile cliente, Davies con Jarvis Varnado, per ora più un nome che una sostanza. Il vero scoglio sarà ciò che esce dalla panchina: Stipcevic sarebbe il regista titolare in quasi tutte le altre squadre di serie A, De Vecchi ti si appiccica in difesa come il caldo umido, Brian Sacchetti sa fare tutto, Formenti è utile a ogni chiamata, Alexander è tecnico, efficace e salterino, Marconato compensa l’età con l’esperienza e la larghezza, D’Ercole ha sempre un tiro da tre al proprio arco. Ma Varese-Sassari non è solo difficoltà oggettiva derivante dalla forza degli avversari e preoccupazione per una casa (propria) che definire in costruzione è poco: c’è anche tanta poesia. È quella che siederà sul “pino” avverso e avrà le sembianze di un uomo alto, corpulento e dotato di baffoni. Tutti in piedi, come sempre: torna Meo Sacchetti. Uno che ha vinto tutto e lo ha fatto con Varese nel cuore, tanto da ricordarla “coram populo” nell’imminenza del trionfo. Un figlio del popolo da amare e da celebrare.