– Alle 12.41 in punto don , aiutante parroco di Gazzada Schianno, benedice i 4,5 chilometri della tangenziale varesina di Autostrada Pedemontana Lombarda.
Don Luigi è nella storia, come l’ingegner, di Pedelombarda, che se ne sta in un angolo con addosso una pettorina arancione.
È lì, proprio accanto al nastro tricolore che le autorità taglieranno appena un minuto dopo.
L’ingegnere regge un piatto sul quale sono posate le forbici che recideranno concretamente un nastro, ma simbolicamente spezzeranno a metà la nostra storia: da oggi potremo dire che c’è stato un prima (durato cinquant’anni), e che ci sarà un dopo (che si spera duri molto meno) Pedemontana.
Pedemontana c’è. L’asfalto di una strada che soltanto oggi verrà consegnato alle legittime proprietarie – le auto – l’hanno calpestato le centinaia di cittadini, lavoratori, ingegneri, tecnici, residenti, sindaci e autorità d’ogni ordine e partito che alle 12 di ieri mattina hanno imboccato la prima canna della galleria di Morazzone per raggiungere il palco allestito sotto volte di cemento alle quali i varesini, c’è da giurarci, s’abitueranno presto.
Accanto al governatore , emozionato come non è facile vederlo spesso, il presidente e l’amministratore delegato di Autostrada Pedemontana Lombarda e; il presidente di Cal (Concessioni Autostradali Lombarde) , il presidente di Infrastrutture Lombarde ; l’amministratore delegato di Salini Impregilo e l’assessore alle Infrastrutture e trasporti di Regione Lombardia, .
E il ricordo, il ringraziamento, di tutti va in primo luogo alle donne e agli uomini che questo tracciato – che corre tra l’interconnessione con l’A8 in comune di Gazzada e lo svincolo di Vedano Olona, al confine con Varese – l’hanno creato. E a lui , che due anni fa ha sacrificato la vita stessa per quest’opera. Un minuto di silenzio, un applauso. E mentre il freddo della galleria sferza a dispetto d’un sole che fuori sembra voler dire che “è la volta buona”, non si guarda solo indietro.
«Si guarda avanti» scandisce Maroni, che a inaugurazione terminata regala anche al nostro giornale un brandello di nastro di Pedemontana. La strada, è il caso di dirlo, è in salita.
Ma è spianata: «Non è stato facile arrivare qui oggi, non è stato facile realizzare le infrastrutture: ci sono state le richieste, giuste e legittime, degli amministratori per le compensazioni ambientali; c’è stata la necessità di recuperare le risorse».
C’è stato tutto. E, su tutto, la domanda: ma le infrastrutture servono? «Sì» scandisce Maroni, quasi a voler rispondere alle urla e agli striscioni che campeggiano sulla rotatoria di Morazzione, dove un gruppo di manifestanti “no Pedemontana” sceglie di protestare bloccando i bus navetta che trasportano invitati e cittadini a conoscere la loro tangenziale.
Servono, e serve soprattutto Pedemontana: «La società – è l’annuncio del governatore, che è un varesino nel cuore della tangenziale di Varese – ha già avuto l’incarico del progetto esecutivo per portarla fino alla Svizzera».
È quello che si chiama il secondo lotto della tangenziale di Varese, destinato a scendere sino alla folla di Malnate per risalire al Gaggiolo. L’orologio del tempo scorre, ci sono una data da rispettare e un obiettivo da raggiungere: «Entro
il 2018, quando scadrà il mio mandato…, dovrà essere tutto finito». E Varese dovrà toccare Bergamo con un soffio d’autostrada.
«Siamo determinati ad andare avanti – conferma anche il presidente di Società Pedemontana, Lombardo – Con l’inaugurazione della tangenziale di Como ad aprile, e della tratta B1 nel mese di luglio».
Domani, a Mozzate, in provincia di Como, si taglierà il nastro della tratta A (quella pronta a collegare Cassano Magnago a Lomazzo). E noi, allora, godiamoci la A60, prepariamoci a battezzare la A36 e stiamo pronti a vigilare su tutte le altre. L’ultima, la D, ci farà dire: ce l’abbiamo fatta. Tutti.