Origgio, ventuno indagati per lo sciopero al Bennet

ORIGGIO Presidio non autorizzato davanti al deposito merci della Bennet, minacce, lesioni e furto: i fatti si svolsero nel luglio 2008. Ieri il sostituto procuratore di Busto Pasquale Addesso ha depositato l’avviso di conclusione delle indagini notificato a 21 persone tra sindacalisti, lavoratori di Bennet e cooperative associate e qualche esponente di alcuni centri sociali. I quali avranno 20 giorni per depositare le istanze difensive; quindi scatterà la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati individuati con un certosino lavoro di indagine dagli uomini della Digos di Varese.

Si chiude così l’estate “rovente” vissuta dai protestatari in via Fontanaccia che guidati da Aldo Milani di Slai Cobas vollero far sentire la loro voce (e non soltanto) a fronte di quella che fu considerata un’azione disciplinare ingiusta a carico di Jude Perera Don Leyeanage Harrison, lavoratore sanzionato da Bennet. Lo sbaglio fu l’aggressione da parte di chi picchettava l’ingresso ai depositi Bennet nei confronti di altri lavoratori; di chi, non in accordo con l’astensione voleva semplicemente raggiungere il posto di lavoro.

«Non voglio entrare nel merito di una vicenda che non ci coinvolge direttamente – commenta Antonio Ferrari, segretario provinciale di Al Cobas – Io credo che possa essere considerata un’azione violenta anche quella di lasciare un lavoratore o una lavoratrice senza occupazione. È vero che Bennet, così come purtroppo fanno anche molte altre realtà, talvolta utilizza in modo non corretto i lavoratori. È vero, però, che ogni decisione sindacale deve essere condivisa in assemblea, che chi vi partecipa deve avere ben presente gli obiettivi da raggiungere e che mai si deve arrivare a una spaccatura tra i lavoratori stessi».

I fatti registrati ad Origgio sono invece andati in questa direzione. Per Milani c’è l’accusa di aver organizzato una riunione in luogo pubblico senza aver avvisato il questore almeno tre giorni prima del fatto. Inoltre il 4, il 16, il 17, il 25 e il 26 luglio via Fontanaccia fu teatro di scontri che di sindacale avevano perso il sapore.

Ad essere presi di mira furono non soltanto i dirigenti delle cooperative che servono Bennet o i responsabili della filiale, ma lavoratori identici a quelli in protesta. Secondo l’accusa picchiati con calci e pugni in diverse occasioni, ingiuriati, minacciati di morte, taluni bloccati a bordo dei loro camion carichi di merce da consegnare: impossibilitati a svolgere il loro lavoro.

Gravissimo il fatto registrato il 26 luglio. Uno degli indagati al grido di «solidarietà ai compagni» avrebbe strappato la bicicletta di mano ad una lavoratrice intenzionata ad entrare: la donna si sarebbe ritrovata circondata dal picchetto minaccioso.

E questo è furto, per il codice penale. Tra 20 giorni le richieste di rinvio a giudizio: quindi le decisioni del gup su fatti e responsabilità.

Simona Carnaghi

f.tonghini

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