Parte giovedì 27 febbraio alle 21 dal teatro Condominio Vittorio Gassman il nuovo spettacolo di Ornella Vanoni, “Un filo di trucco un filo di tacco…”, annunciato come l’ultimo tour della carriera della straordinaria cantante.
Una fusione di musica e teatro, accompagnata da Eduardo Hebling a basso e contrabbasso, Paolo Vianello a pianoforte e tastiere, Placido Salamone alla chitarra ed Eric Cisbani a batteria e percussioni.
Uno spettacolo in cui la Vanoni ripercorre il suo mito. E di cui ci parla.
Il titolo è una frase con la quale mia madre mi ha sconquassato i cosiddetti, «Mi raccomando Ornella, non uscire mai senza un filo di trucco e un filo di tacco, ti prego». E i miei amici, che lo sanno, ogni volta mi chiedono «Hai messo un filo di trucco e un filo di tacco?». È un po’ una gag, scritta con Federica Di Rosa, una struttura in cui mi muovo, parlo con la luna. E canto. È tutto su di me, in scena con quattro musicisti elementi eccezionali e le splendide proiezioni di Giuseppe Ragazzini. Ammetto che per me è molto pesante… Sono già stanca adesso, che stiamo provando. Ma lo faccio. Perché sono pazza…
Sembrava che il titolo si riferisse a quello che voleva diventare prima di entrare nel mondo delle spettacolo, l’estetista…
Ho un diploma da estetista, perché volevo curare l’acne. Volevo un posto mio, non volevo essere la commessa di qualcuno: un istituto dove si dicesse «Qui si cura l’acne. E l’anima». Oggi ci sono creme, una volta no, si soffriva, c’erano ragazze devastate dall’acne. Ma mio padre non ha voluto, e dato che mia mamma mi diceva «Hai una bella voce, perché non reciti?» mi sono iscritta al Piccolo, dove ho conosciuto Strehler. Con lui non ho recitato, ma inventato canzoni. Ho recitato con mio marito, in “L’idiota”…
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