Vi raccontiamo una storia condita di tanti ingredienti. Il primo, quello fondamentale, è un’amicizia, nata sui banchi di scuola e mai sopita. Il secondo, altrettanto indispensabile, è la passione per la palla a spicchi, quella capace di trascinarti al campo quasi d’inerzia, quella cui dedichi la vita, quella che costituisce la scintilla che muove il mondo.
Poi abbiamo anche un pizzico di follia, necessaria a mettersi in macchina per macinare i chilometri, lo zampino del destino, che ti regala una finale, e la misteriosa esteticità che ha l’improvvisazione quando sale al potere: «La Dinamo, con la sua pallacanestro ignorante, mi ha conquistato».
Sommi tutto e viene fuori , 28 anni, di Daverio, un’unica definizione possibile al momento: tifoso di Sassari.
Tanto da essere andato a Reggio Emila per gara5 e da ripetere il viaggio anche per gara7, il fatidico ultimo atto. Omar gioca nella squadra del suo paese come playmaker, è responsabile del minibasket per la stessa società e ha la pallacanestro tatuata dentro da tanto tempo. Coincidenze della vita: fa le superiori dai geometri e si ritrova come compagno di classe Brian Sacchetti.
La storia vera inizia qui: «Con lui è nato un bellissimo rapporto – racconta – e da allora non ci siamo mai più persi di vista. L’ho seguito con partecipazione in tutte le squadre in cui ha militato, poi è arrivato a Sassari e lì è scattato l’amore anche per la Dinamo, complice il suo modo di giocare spumeggiante». Omar – grazie a Brian – entra piano piano in contatto con l’ambiente isolano, conosce un idolo come Drake Diener, poi Vannuzzo, De Vecchi e alcune persone dello staff. La crescita della rivelazione degli ultimi anni ripaga l’affetto: «A inizio stagione non mi sono piaciuti più di tanto, perché hanno venduto Diener e cambiato tutti gli americani. I nuovi ho imparato ad apprezzarli: mi gasano Lawal e Sanders, poi anche l’estemporaneo Logan, ma solo se riesce a mettermi le “bombe” di tabella come successo in gara6».
Non può mancare un giudizio su Brian: «È poco utilizzato, ma ha la forza mentale per chiudere le partite, vedi anche i liberi tirati con freddezza contro Milano in semifinale. Si può definire un operaio del parquet, ma è questo il suo punto di forza».
E queste finali? «Non siamo partiti benissimo, soprattutto per merito di Reggio: Sassari è più forte, ma loro stanno giocando con un cuore infinito».
Oggi Omar prenderà l’autostrada ancora una volta: «Penso di finire in curva con i tifosi della Dinamo, come l’altra volta. All’inizio ero un po’ intimorito, poi ci è mancato poco che non facessi partire io i cori. Le due tifoserie sono la cosa più bella di questa finale, fanno il bene di questo sport». Pronostici, Omar non ne fa. C’è solo una certezza: «Comunque finisca, andrò in Sardegna da Brian».