«Non capisco se sono davvero furbi loro o se lo scemo è qualcun altro…». “Loro” sono i membri della comunità di senza fissa dimora che da anni occupano i capannoni, di proprietà i RFI, che costeggiano i binari del treno. Va da se che l’attacco è proprio ai proprietari dell’area che, nonostante i ripetuti interventi, non sono ancora riusciti a mettere la parola fine alla vicenda.
L’ultimo atto, che risale ai primi di giugno, è la costruzione della recinzione in cemento armato per chiudere l’accesso sotto il ponte della Mornera, all’altezza di via Pacinotti, e nel quartiere di Sciarè. Qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo ma, solo per poco. Guardando attraverso le inferriate della cancellata arrugginita solo qualche metro più in là dell’ingresso, sotto a quel che rimane del capannone, ci sono panni stesi ad asciugare, coperte ammucchiate in un angolo e sacchi di spazzatura.
«Secondo me – racconta un’altra abitante della zona – ci sono dei nuovi ingressi, abbiamo visto passare un paio di persone che trasportavano sulla testa dei materassi e poi dei ragazzi con dei cuscini». Che ci siano dei minori è innegabile. Soprattutto nelle ore più calde, si sentono le risate dei bambini che giocano a palla all’ombra dei pini e degli arbusti che, ormai abbandonate crescono libere tra un ex-deposito e l’altro.
Poco più di un mese fa, i dirigenti di RFI avevano confermato al sindaco che «la questione è costantemente e quotidianamente monitorata dalla sede centrale di Milano», aggiungendo che «sono al vaglio una serie di ipotesi per l’utilizzo dell’area». Dichiarazioni lette sui giornali anche da alcuni gallaratesi che, un amareggiati, si sentono presi in giro. «Forse da Milano, non si rendono conto della situazione che abbiamo a pochi metri da casa – afferma un’altro residente stanco di vedere, ad una certa ora del giorno una processione passare sotto la finestra – E intendo quella degli abusivi che rientrano a “casa” e a volte lasciano anche dei ricordini lungo il tragitto».
E se, alcuni, con il volto segnato dalla fatica di una vissuta tra stenti ed elemosine suscitano tenerezza, altri invece un po’ meno. «Come definiresti una persona che urina sulla tua porta di casa?».