Uno degli aspetti principali che la Procura di Rimini dovrà valutare nella nuova inchiesta sulla morte di Marco Pantani riguarderà la consulenza medico-legale allegata all’esposto dei familiari. Una consulenza, redatta dal medico legale Francesco Maria Avato, docente all’Università di Ferrara, che riscrive la morte del Pirata indirizzandola verso l’omicidio volontario, ipotesi su cui – in base all’esposto – i magistrati riminesi hanno aperto il fascicolo.
Molto diverse da questa ipotesi furono le conclusioni del professor Giuseppe Fortuni, medico legale che su incarico della Procura di Rimini eseguì l’autopsia del Pirata deceduto a San Valentino 2004: Pantani fu ucciso da «overdose da cocaina. Nel suo organismo c’era una quantità sei volte superiore alla dose letale».
Fortuni, ascoltato durante il processo di primo grado a carico di Fabio Carlino (poi assolto in Cassazione nel 2011) e Elena Korovina – come ricorda il «Corriere Romagna» –, spiegò che sulla causa della morte di Marco Pantani non c’erano misteri, né dubbi perché «le evidenze autoptiche, tossicologiche e istopatologiche, unite ai dati storico- circostanziali – scrisse nella perizia consegnata alla Procura – convergono nell’identificare in una intossicazione acuta da cocaina, con conseguente edema polmonare e cerebrale, la causa certa del decesso».
Nel sangue e nel corpo di Pantani c’era una quantità elevata di cocaina. Conclusione compatibile anche con le indagini dei poliziotti della Squadra mobile di Rimini, comandati all’epoca da Sabato Riccio, che scoprirono come Pantani ne acquistasse fino a 100 grammi alla volta. Tutte conclusioni agli atti del processo. L’uso di cocaina da parte del Pirata fu definito cronico.
Per quanto riguarda le tracce di cocaina nello stomaco, cosa intorno alla quale sono stati sollevati sospetti nell’esposto-denuncia presentato dall’avvocato Antonio De Rensis, secondo la perizia di 10 anni fa la presenza di un bolo alimentare, succhiato e masticato, trovato davanti alla bocca di Pantani, sul pavimento, fa pensare ad un’assunzione continuativa di droga anche mista ad alimenti come il pane.
Anche sulle 11 lesioni definite all’epoca superficiali, non compatibili con una difesa passiva o attiva, non vi sarebbero dubbi sulla natura accidentale considerato anche il fatto che la stanza del residence fu messa completamente a soqquadro.
Inoltre le lesioni risalirebbero a tempi diversi quindi incompatibili con una colluttazione. Fortuni collocò la morte di Pantani tra le 11.30 e le 12.30 del 14 febbraio 2004, preceduta da un delirio da cocaina. E non era neanche la prima volta, visto come scoprirono gli investigatori e come emerse nel processo nel dicembre del 2003, Pantani aveva messo a soqquadro un’altra stanza che condivideva con la Korovina e fu proprio la donna spaventata a chiamare in soccorso il medico personale del ciclista. Escluso l’uso di farmaci come concausa della morte.
Avrà un compito impegnativo il pm Elisa Milocco, titolare dell’inchiesta bis sulla morte di Pantani: ma dovrà prima di tutto fare chiarezza tra le tante anomalie che circondano le ultime ore di vita del Pirata.
Non sarà facile nemmeno ricostruire con esattezza quanto avvenuto nella stanza del residence dove il campione è stato trovato privo di vita visto che l’edificio è stato abbattuto. Se ne riparlerà comunque a settembre visto che il magistrato da ieri è in ferie.
Intanto ancora oggi Tonina, la mamma del Pirata che si è battuta per la riapertura dell’inchiesta, ha spiegato: «Io voglio delle risposte e basta: quando mi avranno dato queste risposte io sarò a posto».n
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