Lisbona, 12 mag. (Apcom) – Il Papa lascia oggi Lisbona per trasferirsi a Fatima. Il santuario mariano è la seconda – e più importante – tappa del viaggio di Benedetto XVI in Portogallo. Domani Ratzinger celebrerà messa nell’anniversario dell’attentato del 1981 a Wojtyla e della rivelazione, nel 2000, del cosiddetto terzo segreto.
Quella alla Madonna di Fatima è stata forse la devozione mariana più politica del Novecento. La prima e la seconda parte del segreto, pubblicate da Pio XII nel 1942, riguardano l’inferno, la seconda guerra mondiale e la Russia comunista. Il segreto fu rivelato dalla Madonna nel 1917 a tre ‘pastorinhos’ – Giacinto, Francesca e Lucia – mentre i bolscevichi prendevano il potere in Russia. La Madonna – riferì successivamente l’unica sopravvissuta dei tre fratellini, suor Lucia –
chiedeva la consacrazione del paese al suo cuore immacolato. “Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace”, era il messaggio di Maria. “Se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte”. Pio XII prima e Giovanni Paolo II poi consacrarono effettivamente la Russia alla Madonna, con un gesto dal forte contenuto politico ed anti-sovietico che, però, lasciò insoddisfatti i settori più conservatori della Chiesa cattolica. La pubblicistica sedevacantista e anti-conciliare sostenne che i due Pontefici erano stati troppo timidi e generici. In realtà, la stessa suor Lucia confermò che quanto fatto dai Papi corrispondeva alle richieste della Madonna. “Ogni discussione perciò ed ogni ulteriore petizione sono senza fondamento”, tagliò corto nel 2000 Tarcisio Bertone, allora segretario della Congregazione per la dottrina della fede e oggi Segretario di Stato vaticano. Ancora oggi, però, c’è chi non rinuncia alla provocazione. “Occorre ora convincere le autorità a compiere la famosa consacrazione della Russia che dicono di avere già fatta”, ha affermato solo pochi giorni fa il superiore dei lefebvriani, mons. Bernard Fellay.
Le richieste sulla Russia, in realtà, si intrecciano ad un altro presunto mistero sulle apparizioni di Fatima. La terza parte della comunicazione mariana, infatti, rimase segreta fino al 2000. Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI non ritennero opportuno divulgarne il contenuto. Scelta dovuta forse al timore del sensazionalismo, forse al desiderio di non fornire argomenti ai nemici del Concilio, che, comunque, fece crescere attorno al ‘terzo segreto’ un alone di mistero che non si sopì neppure quando Giovanni Paolo II decise di pubblicarlo. Nell’anniversario dell’attentato che subì il 13 maggio del 1981 per mano di Ali Agca, lo stesso giorno del 2000, Wojtyla beatificò Giacinta e Francisco e dichiarò di voler divulgare il segreto. Il Papa aveva una speciale devozione per la Madonna di Fatima e riteneva che la Madonna stessa fosse intervenuta per “guidare la traiettoria della pallottola” e fermarla prima che raggiungesse il cuore del Papa. Il terzo segreto, relativo alla persecuzione dei cristiani fino al tentativo di uccisione di un “…vescovo vestito di bianco”, è stato perciò interpretato alla luce di questi eventi come segno profetico di un episodio dove piste bulgare e trame internazionali si sono intrecciate senza ancora arrivare ad una ricostruzione completa e pacifica.
Ancora oggi c’è chi – in Italia, Antonio Socci – è convinto che la Santa Sede nasconda qualcosa ed esista, in realtà, un quarto segreto di Fatima. Un’ipotesi già smentita da Papa Ratzinger, quando, appunto nel 2000, scrisse il commento teologico alla terza parte del segreto di Fatima. “Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso”, scrisse. L’allora cardinal Ratzinger tenne a tracciare la differenza tra la rivelazione pubblica rappresentata dalla Bibbia e le “rivelazioni private” tra le quali confinò anche le visioni dei veggenti portoghesi. “Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità, come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità”, precisò il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Per l’attuale Papa, la rivelazione di Fatima è piuttosto una risposta al secolarismo e alla mancanza di fede dell’epoca contemporanea: “L’esortazione alla preghiera come via per la ‘salvezza delle anime’ e nello stesso senso il richiamo alla penitenza e alla conversione”.
Se la lettura del segreto di Fatima è stata, negli scorsi anni, prevalentemente politica, le parole pronunciate ieri in aereo, tuttavia, Benedetto XVI hanno allargato la sua interpretazione alla tematica della pedofilia e, più in generale, ad una lettura teologica e spirituale. Precisando che il “messaggio” non riguarda “situazioni particolari”, ma fornisce una “risposta fondamentale” relativa a “conversione permanente, penitenza, preghiera”, il Papa ha confermato che la visione del vescovo vestito di bianco che cade sotto gli attacchi dei nemici può essere “in sostanza” riferita all’attentato del 1981 a Giovanni Paolo II. Se, però, i veggenti di Fatima parlavano di un “gruppo di soldati” che sparavano “vari colpi di arma da fuoco e frecce” contro i cristiani, Ratzinger ha sottolineato che in quel messaggio, oggi, si possono scoprire delle “novità”, ossia che “non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall`interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa”. Se ciò “si sapeva sempre”, il Papa afferma che, alla luce dello scandalo pedofilia, oggi appare “in modo realmente terrificante” una realtà: che “la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa”. Quello delle rivelazioni di Fatima “è un contenuto che si può approfondire, capire più profondamente con il passare del tempo e il cambiare delle situazioni”, ha puntualizzato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
Ska
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