Gerusalemme, 14 mag. (Apcom) – Saeb Erekat non ha dubbi. “Le
parole pronunciate da Benedetto XVI sono un appello per la fine
dell’ingiustizia e dell’occupazione israeliana”, ha spiegato il
capo negoziatore dell’Autorita’ nazionale ai giornalisti che gli
chiedevano di commentare le dichiarazioni del Papa a favore
dell’indipendenza palestinese. “Il Pontefice ha confermato che
esiste un consenso ampio alla creazione dello Stato di Palestina.
L’unico ostacolo a questa soluzione percio’ e’ il governo
israeliano”, ha aggiunto l’esponente palestinese.
Quello di Erekat e’ un giudizio largamente condiviso in
queste ore tra i palestinesi, dal rappresentante governativo al
normale cittadino. Il Pontefice ha soddisfatto gran parte delle
aspettative dei palestinesi che dal suo arrivo a Betlemme si
attendevano una esplicita presa di posizione a favore della
creazione del loro Stato indipendente. “E’ stato bello pregare
assieme al Santo Padre ma anche ascoltare le sue parole a difesa
dei diritti di tutti i palestinesi. E’ stata una giornata
eccezionale, indimenticabile”, ha commentato Elias Khumsie,
residente a Beit Sahur, un villaggio cristiano ai piedi di
Betlemme dove vive una larga comunita’ cristiana.
Benedetto XVI e’ stato esplicito stamani rivolgendosi al
presidente Abu Mazen. “La Santa Sede – ha detto – appoggia il
diritto ad una sovrana patria palestinese nella terra dei vostri
antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini
internazionalmente riconosciuti”. Ha rivolto un messaggio
“speciale” alle poche decine di cristiani di Gaza che hanno
potuto incontrarlo a Betlemme dopo aver ottenuto, a fatica, il
permesso delle autorita’ israeliane. Il Papa ha quindi espresso
dispiacere per le tante famiglie palestinesi rimaste senza casa
dopo l’offensiva militare israeliana all’inizio dell’anno e
auspicato una rapida fine dell’embargo contro Gaza. Allo stesso
tempo ha ribadito il diritto alla pace e alla sicurezza anche per
gli israeliani e esortato i palestinesi a non praticare la
violenza e gli atti di
terrorismo.
“In apparenza il Vaticano puo’ spostare ben poco sullo
scacchiere mediorientale ma le sue posizioni, la sua linea etica
e morale sono molto importanti, perche’ orientano l’opinione
pubblica occidentale. I palestinesi devono dirsi soddisfatti di
questa visita”, ha detto l’analista Ghassan Khatib.
Come conciliare queste posizioni con la linea del nuovo governo
israeliano, contrario ad una piena indipendenza palestinese, e’
l’interrogativo che ora si pongono in tanti. E, forse, anche per
evitare frizioni tra il Papa e il premier israeliano Benyamin
Netanyahu, il portavoce vaticano Federico Lombardi, questo
pomeriggio si e’ affannato a precisare che “La posizione della
Santa Sede” sul conflitto israelo-palestinese “e’ sempre stata
questa”. Quella dei “due Stati sovrani” (Israele e Palestina
coesistenti, ndr) ha aggiunto, e’ la soluzione gia’ indicata piu’
volte dalla Chiesa”. Come dire, Ratzinger non ha inventato
nulla, Israele gia’ conosce le posizioni del Vaticano.
Una voce fuori dal coro e’ quella di Hamas, il movimento
islamico che da due anni controlla la Striscia di Gaza. Raggiunto
telefonicamente da Apcom, il portavoce dei Hamas, Taher Nunu, ha
sminuito il significato delle parole del Papa. “Benedetto XVI ha
deluso le nostre aspettative – ha affermato – avrebbe dovuto
chiedere uno Stato per i palestinesi e invece ha parlato
genericamente di ‘patria’. In realta’ questa visita in Terra
Santa e’ servita al Papa solo per esprimere il suo appoggio a
Israele e per chiedere perdono agli ebrei”. Nunu e’ poi tornato
sull’ormai noto discorso con cui Benedetto XVI tre anni fa a
Ratisbona sembro’ negare “ragionevolezza” all’Islam e critico’
Maometto. “I musulmani si aspettavano le scuse del Papa che
invece non sono arrivate, cio’ conferma che la Chiesa di Roma non
ha ancora cambiato la sua opinione verso la nostra fede”, ha
concluso il portavoce di Hamas.
Nti
MAZ
© riproduzione riservata