Aosta, 17 ago. (Apcom) – C’e’ quella timida e e quella aggressiva, l’amichevole e la coraggiosa: si parla della marmotta alpina, che da cinque anni viene studiata al Parco nazionale Gran Paradiso nella zona di Orvielle nella Valsavarenche, in Valle d’Aosta, dove sorge la casa di caccia dei Savoia. Ad occuparsene, durante l’estate, e’ un team di ricercatori dell’Universita’ di Pavia e dell’Universita’ del Quebec a Montreal (UQAM, Canada), in collaborazione con il Servizio Scientifico del Parco.
Monitorati attraverso marche auricolari per riconoscerli a distanza, i singoli esemplari stanno fornendo ai ricercatori dati su caratteristiche e strategie diverse di ogni individuo. Un esempio: “Beppe”, la prima marmotta su cui lo studio si e’ applicato. “Abbiamo catturato Beppe nel 2006, quando era ancora un piccolo dell’anno – spiega Caterina Ferrari, dell’Universita’ del Quebec – Ora e’ diventato il maschio dominante in un gruppo familiare di quattro marmotte, a un centinaio di metri di distanza dal suo nucleo familiare originario”. La marmotta Beppe cosi’ come altre, spiegano i ricercatori, “risponde in maniera differente alle situazioni di stress, presentano cioe’ delle vere e proprie personalita’ diverse. Lo scopo di queste ricerche e’ comprendere come e perche’ questa grande variabilita’ comportamentale si mantiene in natura e quali sono i vantaggi adattativi di una strategia rispetto all’altra”.
Nell’ambito della ricerca, che tiene conto anche della conservazione, dal momento che ci si trova in un’area protetta, c’e’ anche chi come Cristian Pasquaretta, ricercatore dell’Universita’ di Pavia, valuta l’impatto umano, studiando gli effetti del disturbo della presenza dell’uomo sul comportamento delle marmotte e la distanza minima che gli animali tollerano prima di fuggire all’avvicinarsi di una persona o di un eventuale predatore. “Individui con una personalita’ diversa possono presentare distanze di fuga differenti – spiega Pasquaretta – e la determinazione della distanza minima di fuga adottata dalle marmotte in diverse zone potrebbe aiutare a disegnare meglio i passaggi dei sentieri per ridurre al minimo il disturbo su questa specie”.
VdA
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