Il maestro d’arte Enrico Ferrarioe la moglie Anna sono due artigiani del toupet e delle parrucche. Le costruiscono, capello per capello, con il telaio e con una pazienza certosina: per completarne una ci vogliono circa 120 ore. Sono probabilmente gli unici a Varese a conoscere quest’arte, come sono stati gli unici – su 2900 espositori – ad aver portato le parrucche fatte a mano alla fiera dell’artigianato di Milano.
«Nessuno vuol più fare questo lavoro – dicono i Ferrario che si sono conosciuti più di 35 anni in una scuola d’arte di Milano – Ogni tanto diamo qualche chioma da intrecciare a pensionati, che sono gli unici disposti a sobbarcarsi un tale impegno».
Non solo ci vuole manualità, ma bisogna stare attenti a mettere ogni capello dallo stesso verso, perché altrimenti le cellule dei capelli sfregano le une contro le altre, si aprono e la parrucca si rovina subito. Un peccato se si considera che una parrucca fatta a regola d’arte, con veri capelli, può durare anche 60 anni contro i sei mesi di una sintetica.
Indossare una parrucca significa trasformarsi completamente. I Ferrario collaborano con gli agenti della questura, che escono dal salone di via Piave 1 irriconoscibili, pronti alle missioni più segrete. Seguono il reparto di oncologia dell’ospedale del Circolo per fornire parrucche alle donne che si sottopongono alla chemioterapia e che devono ricostruire la propria femminilità.
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