Parte da Samarate la fitness-rivoluzione

Samarate La pedana oscilla, il corpo si muove di conseguenza e il muscolo si tonifica. O si rassoda, o si rieduca, o si riabilita. «Fitshake», rivoluzionaria macchina del fitness made in Samarate, funziona così. Ha conquistato, in meno di tre anni, il mercato delle palestre e dei centri fitness, è utilizzata da atleti professionisti e ora si apre anche al mercato domestico. Certo, non per tutte le case, visto che l’apparecchio costa 8 mila euro.
Non per niente,

infatti, la «Wpe», azienda che la produce, avrà un suo stand a «Luxury on the lake», la fiera del lusso che apre questa mattina a Cernobbio.
La storia di questo prodotto arriva da lontano, nel senso che si tratta del perfezionamento di un apparecchio simile, ma ben più rudimentale, che Nicola Cavalcoli e Carlo Vanoni, due dei tre soci dell’azienda insieme a Paolo Balconi, scoprirono all’estero qualche anno fa. Tornati in Italia, hanno coinvolto Luca Quinti, diplomato Isef, e con lui hanno studiato quella che poi è diventata «Fitshake».
A vederla sembra una bilancia industriale, visto che è formata da una pedana dalla quale salgono una serie di tubi metallici, in cima ai quali è installato un display. In realtà, è qualcosa di ben più complesso. Come detto, la pedana oscilla, con una velocità regolabile. Chi la usa deve assumere una particolare posizione a seconda di quali siano i muscoli da stimolare, il che spiega la necessità degli strani tubi, che servono in realtà per reggersi. La possibilità di regolare la velocità di oscillazione, poi, contribuisce a rendere versatile la macchina che, appunto, può essere usata per tonificare i muscoli, per favorirne l’allungamento dopo uno sforzo, per tonificarlo, per drenare i liquidi, anche per arrivare ad uno sforzo aerobico, quindi a bruciare grassi.
In totale, la combinazione di velocità di oscillazione e le 257 posizioni che si possono assumere sulla macchina hanno dato vita a 60 programmi di allenamento, la cui efficacia è certificata dal dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano.
Non bastasse il loro parere, si pensi che questo apparecchio è stato testato da Ivan Basso, il campione di ciclismo di Cassano Magnago, ed è utilizzata dai cestisti della Cimberio Varese e dalle pallavoliste della Yamamay Busto. Piace in Italia, così come all’estero, tanto che il display, vero e proprio personal trainer elettronico, è stato programmato per “parlare” cinque lingue diverse.
Oltre alla versatilità dei programmi di allenamento, a convincere il mercato è anche il fatto che la durata delle diverse tipologie di attività varia dai 6 ai 27 minuti. In questo modo, dunque, si riducono anche i tempi da dedicare all’allenamento.
Ulteriore valore aggiunto, a tutela del made in Italy, il fatto che tutti i componenti sono realizzati e assemblati a Samarate, da dove  la macchina viene spedita nelle palestre di tutto il mondo.
Con la partecipazione alla fiera di Cernobbio, i tre soci della «Wpe» contano di sfondare anche nel mercato home, ovviamente tra coloro che possono permettersi di investire gli 8 mila euro necessari per l’acquisto. Ma tra quanti non hanno problemi di portafoglio e si prendono cura della forma fisica, la macchina può spopolare. Non ne fanno il nome, ma i tre soci raccontano di un miliardario che, dopo averla comprata per casa, ha voluto una seconda macchina da installare sul proprio yacht.

f.artina

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