Pasquetta a Busto Arsizio C’è la festa della Veroncora

Busto Arsizio – (e.boe.) Qui una volta era tutta campagna. E, una volta all’anno, torna ad esserlo. Sì perché la popolare festa della Madonna in Veroncora, alla periferia ovest di Busto, il lunedì dell’Angelo riporta in auge le tradizioni contadine.

Proprie del periodo in cui la chiesa era in ves ai ronchi, ossia verso i boschi. E invece che tra i caseggiati, la sfilata dei trattori percorreva solo sentieri di campagna. E’ infatti la nostalgia il sentimento dominante tra i bustocchi che per la Pasquetta 2012 hanno scelto di fare qui la loro gita “fuori porta”. «E’ una tradizione che c’è da tanti anni, spero che continui. Personalmente mi ricorda la gioventù» racconta Gianfranco Piran, commerciante molto noto in città,

che prosegue: «Da giovane abitavo qui, queste cose erano la quotidianità, il contatto con l’agricoltura, i campi. E anche ora che abito altrove partecipo alla manifestazione per incontrare gli amici di un tempo». Memoria individuale che si riannoda, per qualcuno, un rito della comunità per altri. Prendere parte alla tradizionale e beneaugurante distribuzione dell’insalata e ciàpi (insalata e uova sode spaccate in due) in offerta a san Grato per l’inizio della primavera. Quelle uova simbolo della vita e della rinascita per i cristiani, ma anche per le popolazioni preceltiche, come sostiene un nutrito filone di storici locali. Ma anche, quest’anno, assistere alla celebrazione della messa e all’ultima benedizione impartita da monsignor Franco Agnesi, destinato ad assumere a fine giugno l’incarico provinciale di vicario episcopale, lasciando la città.

Tiziano Paganini, del comitato organizzatore, esprime questo sentimento: «E’ stato un saluto emozionato, quello di monsignore durante la predica» spiega «è dispiaciuto di lasciare Busto, ora che stava iniziando a conoscere bene tutte le parrocchie e tutti i quartieri, quanto noi che lui vada a Varese». Fortunato Olgiati, dairaghese, si dichiara: «appassionato delle cose agricole, della terra, della campagna». Come lui il ben più giovane Giorgio De Bernardi, che ha partecipato alla sfilata guidando il trattore di famiglia: «Le tradizioni, bisogna mantenerle, se no finisce tutto». La sua sensibilità è legata anche al fatto che la sua famiglia possiede un’azienda agricola con un centinaio di capi di bestiame. Ma non si limita al dovere di rappresentanza quando argomenta: «Ho portato con me tutti gli amici». E ancora, Cesare Antonacci: «noi cerchiamo di portare avanti la sagra, e va abbastanza bene. La gente c’è sempre, vedo grande partecipazione, attaccamento, ad una festa che continua ad attirare».

 

p.rossetti

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