«Pavoletti è un leader nato Il gol se lo va a prendere»

Provate ad andare a Lanciano. Provate ad andarci e a fare il nome di . Un eroe, per tutti quanti. Già: perché è proprio con la maglia degli abruzzesi che il giocatore sognato dai tifosi varesini è esploso, due anni fa, trascinando la squadra di a una storica promozione in serie B. E chiacchierando con la gente, è facile trovare qualcuno che Pavoletti l’ha conosciuto bene: come , giornalista della tv locale Tele Max, uno che del Lanciano conosce davvero ogni cosa. «Pavoletti: e chi se lo può dimenticare?».

Capisci l’importanza di un calciatore quando chi lo conosce bene ti parla dell’uomo, prima che del giocatore: «Leonardo – continua Giancristofaro – ha la rara capacità di conquistare tutti per le sue qualità umane: ragazzo intelligente e colto che ama leggere libri, uno che ha studiato e ha fatto il liceo scientifico, uno capace di parlare senza dire banalità».

Il giornalista abruzzese, poi, ricorda quella stagione magica: «Più che magica, storica: Pavoletti e , entrambi toscani, diventarono immediatamente i leader di quella squadra. E io ogni volta che dovevo parlare di Pavoletti lo definivo così: il leader col sorriso. Perché credo di non averlo mai visto arrabbiato, quel ragazzo». E ancora, sul Pavoletti fuori dal campo: «È capace di farsi voler bene da tutti perché è la persona più disponibile del mondo: sempre contento di fermarsi a parlare con un tifoso, non se ne va finché non ha firmato l’ultimo autografo. Ma attenzione: non è il classico giocatore del sud che dà troppa confidenza ai tifosi: lui è capace di stare al suo posto».

E questo Pavoletti ci sta simpatico anche se ancora non lo conosciamo: «Sapete qual è il suo animale domestico? Un maiale. Esatto: lui a casa ha un maiale vietnamita che si chiama e pesa più di un quintale. Anzi, quando lo vedete ricordategli che mi deve ancora pagare quella scommessa». E adesso, questa ce la deve raccontare: «Una volta venne in trasmissione da me, e promise che in caso di promozione in serie B avrebbe portato il suo maiale in giro per Lanciano, legato al guinzaglio. Non l’ha mai fatto, ma io non me lo dimentico». Ma qualcosa del Pavoletti giocatore non ce lo vuole raccontare? «Chi lo prende, fa il colpo dell’anno: è l’attaccante perfetto, e non capisco per quale motivo non giochi in serie A. Ci andrà con il Varese, vedrete».

Ecco, ognuno si tocchi dove meglio crede: e poi continui ad ascoltare Giancristofaro. «Racchiude in un corpo solo tutte le caratteristiche migliori di un attaccante: forte di testa ma allo stesso tempo rapido negli spazi stretti, grande fiuto del gol anche se non è un “rapinatore” alla perché lui la rete la annusa, la cerca, la vuole. Grande personalità e uomo spogliatoio, non credo che ci sia un suo compagno che possa parlare male di lui. E nemmeno nessun allenatore: perché un lavoratore come lui, uno che fa la vita del professionista e che mai troverete in giro per locali la sera, si trova raramente».

Giancristofaro parlava di personalità, e cita anche un episodio: «10 giugno 2012, Trapani-Lanciano, in ballo c’è la serie B e noi siamo costretti a vincere dopo il pareggio dell’andata. Dopo 50 secondi pigliamo gol da , dopo 12 minuti restiamo in 10 per l’espulsione di : e sembra finita per tutti. Ma non per Leonardo: è stato lui a prendere in mano la squadra, a scuoterla, a sollevarla e portarla al trionfo finale. Sua la rete del pareggio, una rete in cui c’è tutto Pavoletti: rinvio del portiere, lui che si fa venti metri di campo e indovina l’incrocio dei pali con un tiro in cui ha scaricato tutta la sua voglia di vincere».

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