Pd, Gadda si sfoga sui social E «rottama» la classe dirigente

ROMA «Non degno chi ha affossato Prodi. Ora il partito a “quelli delle primarie”». È «molto amareggiata» la deputata varesina Maria Chiara Gadda, che sfoga tutta la sua delusione dopo la disfatta in aula nella quarta votazione per il Quirinale, in cui ben cento franchi tiratori del centrosinistra hanno fatto saltare la candidatura di Romano Prodi.
«Il dissenso della prima giornata di votazioni su Marini è molto diverso da quello della seconda giornata su Prodi –

chiarisce la deputata di Fagnano Olona – io stessa avevo dissentito sulla scelta di Marini ma lo avevo fatto apertamente, dichiarandolo pubblicamente sia in assemblea che in aula (Gadda aveva annunciato il suo voto per Stefano Rodotà, ndr) e assumendomene la responsabilità come anche tanti altri, mentre chi ha espresso il suo dissenso nel segreto dell’urna dopo aver approvato la candidatura di Prodi si è comportato in modo non degno, né rispettoso nei confronti dei cittadini che in questo momento difficile hanno bisogno di speranza».
Precisazioni necessarie, visto che i “giovani” e coloro che avevano dissentito su Marini sono stati additati di avere la responsabilità del fallimento della candidatura dell’ex presidente della Commissione europea. «Io ho votato Prodi lealmente e chi ci accusa di averlo affossato probabilmente è responsabile di quel che è accaduto. È giusto che ora si prendano le debite conseguenze».
La vera amarezza però è per la situazione del Pd: «Non sono mai stata una rottamatrice ma una certa classe dirigente ha esaurito il suo tempo. In questi giorni mi sono sentita dare dell’incompetente ma sono fiera di quel che ho fatto e credo che l’unica speranza per questo partito oggi siano quelli che hanno fatto le primarie e che sono, diciamo così, più “freschi”, al di là delle questioni generazionali. Sento il partito più mio che non di chi si è comportato come abbiamo visto ieri». Insomma, ora occorre davvero ripartire. A. Ali.

s.bartolini

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